La ripresa deve ancora iniziare. Per avviarla servono legalità, riforme, occupazione

Un bagno di realismo per garantire la crescita

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 31 maggio 2014

Le conclusioni del Governatore Ignazio Visco di fronte all’Assemblea della Banca d’Italia hanno dipinto con precisione e senza reticenze il difficile momento dell’economia europea e di quella italiana. Non c’è stato spazio per compiacimenti dalle prime righe fino alla fine.

Tutta l’area dell’Euro è descritta in pericolo di deflazione, con un’economia stagnante e una disoccupazione che non accenna a diminuire.

La prospettiva di una prolungata paralisi assume un accento del tutto particolare in quanto proviene da un banchiere centrale che, nella comune vulgata fatta propria soprattutto dalla Banca Centrale Tedesca, dovrebbe vedere come unico pericolo l’inflazione e non la stagnazione. Ignazio Visco ci dice invece che una dinamica troppo contenuta dei prezzi “è dannosa per la stabilità finanziaria” e va perciò contrastata con la stessa fermezza con cui si combatte l’inflazione. Il nemico numero uno dell’Europa di oggi è proprio quello di ristagnare in un lungo periodo di paralisi alla giapponese, riproducendo all’infinito i guai di oggi.

Tanto più che, a rendere più complicate le cose, l’Euro si è continuamente apprezzato nei confronti di tutte le valute, a cominciare dal dollaro. In una situazione dei mercati internazionali non certo confortante ( tenendo anche conto degli ultimi dati dell’economia americana) e con un Euro che non fa altro che salire non è prevedibile alcun miglioramento senza nuove decisioni di politica economica, riguardo alle quali il Governatore si mostra favorevole “anche con misure non convenzionali, nella piena consapevolezza che “il ritorno ad una crescita stabile e bilanciata richiede una più ampia azione a livello europeo“.

E’ chiaro che, in questo periodo di vuoto istituzionale, le decisioni a livello europeo possono essere prese solo dalla BCE, i cui componenti si riuniranno a Francoforte il prossimo 5 giugno. Il Governatore non si spinge naturalmente a scommettere su quali saranno le conclusioni della riunione ma, tenendo conto delle sue riflessioni e dei limiti salutari della BCE stessa, voglio pensare che Mario Draghi deciderà probabilmente di ridurre i tassi di interesse, pur nella convinzione che, dato il livello minimo a cui sono ormai arrivati, nemmeno questo potrà aiutare in modo decisivo la ripresa. La BCE ha invece in mano uno strumento più efficace, che è quello di fare in modo che i suoi finanziamenti alle banche commerciali non finiscano in acquisti di titoli pubblici ma in un aumento del credito al sistema delle imprese. E’ quindi possibile che Draghi faccia uso di quest’arma, in linea delle recenti decisioni della Bank of England.

Se il quadro europeo non è certo esaltante, la situazione dell’economia italiana è altrettanto cupa in quanto “una vera ripresa stenta ad avviarsi e il graduale miglioramento delle aspettative tarda a tradursi in un solido recupero delle attività economiche”.

La produzione industriale si è infatti contratta di un quarto rispetto al periodo pre-crisi, i consumi delle famiglie sono ancora inferiori di un otto per cento e gli investimenti addirittura con un segno meno che supera il 25%.

Con una franchezza inusitata vengono perciò spazzate via tutte le illusioni che ci erano state amministrate negli scorsi mesi riguardo ad una ripresa in atto. Agli sgravi fiscali promossi dal Governo ( giudicati favorevolmente dal Governatore) bisogna perciò aggiungere un’azione riformatrice a tutto campo, cominciando dalla tutela della legalità, dall’azione della pubblica amministrazione e da una migliore promozione delle risorse umane.

Con altrettanta franchezza si mette tuttavia in rilievo che non si migliora il paese solo stringendo la cinghia. Anche se il surplus primario è tra i più elevati d’Europa e i conti pubblici sono vicini al pareggio strutturale Visco ribadisce che l’equilibrio del bilancio pubblico non può essere in alcun modo conservato a lungo senza la crescita.

Credo che raramente la diagnosi della Banca d’Italia sia stata così convergente con gli obiettivi del governo e le richieste della più larga parte del Paese.

L’ultima parte della relazione è naturalmente dedicata ai ruoli e ai compiti del sistema bancario, partendo da alcuni dati impressionanti sulla ristrutturazione già attuata negli ultimi cinque anni, con la perdita di ben 30.000 posti di lavoro e la chiusura di 2400 sportelli. Attraverso queste misure così drastiche, che dovranno essere tuttavia prolungate nel tempo, il sistema bancario si sta rimettendo lentamente a camminare.

Il governatore aggiunge tuttavia che lo sforzo delle banche deve essere accompagnato da un parallelo impegno degli imprenditori ad impegnare maggiori risorse proprie nelle aziende. Insieme a tutti i suggerimenti precedenti anche quest’ammonimento ci sembra importante per la ripresa, dato che la tradizionale convivenza di padroni ricchi ed imprese povere è ancora assai diffusa nel nostro paese.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
maggio 31, 2014
Articoli, Italia