Solo un coordinamento internazionale potrà sconfiggere il nuovo “terrorismo mobile”

Prodi: ”In Kenya l’internazionale del terrorismo mobile”

Intervista a Romano Prodi di Mario Caprara per Radio Capital, 23 settembre 2013

Così Romano Prodi da New York, all’assemblea Onu sull’Africa come presidente del Gruppo di lavoro, a proposito dell’attacco terroristico al Westgate Mall di Nairobi

A proposito di problemi africani Presidente, come giudica quello che sta avvenendo in Kenya, a Nairobi?

“Certamente c’è l’influenza somala, ma è un nuovo terrorismo mobile che colpisce tutto, dalla Nigeria, al Sahel, al Sinai e al Kenya. Il fatto nuovo è proprio la mobilità del terrorismo.  In genere l’organizzazione che va sotto il nome di Al Qaeda ormai spazia per larghi territori, questa è la vera novità. Tra l’altro con la novità laterale che ci sono anche parecchie europei convertiti che partecipano a queste missioni in diverse zone del mondo. Ne abbiamo visti parecchi in Siria, e se ne vedranno sempre più in futuro. Se non c’è un’azione coordinata, forte e continua nei confronti del terrorismo sono pasticci crescenti, perchè sta diventando una specie di grande internazionale”.

Possiamo dire che questo attacco ci ha colti un po’ tutti di sorpresa in occidente?

“No, per me no. Evidentemente il caso specifico ha colto tutti di sorpresa, ma io purtoppo mi trovo a toccare con mano che nel Sahel, soprattutto dopo la guerra in Libia, le bande armate sono mobili e vanno da un paese all’altro, quindi certamente ogni singolo episodio coglie di sorpresa, ma nello stesso giorno ci sono stati casi simili in Nigeria. Purtroppo non è una sorpresa, ma è una tessera di un pericoloso mosaico”.

Quale politica deve adottare l’occidente verso l’Africa?

“Se si fossero evitate la guerra in Iraq e quella in Libia il terrorismo sarebbe certamente inferiore. Qui bisogna assolutamente avere comuni azioni, scambi di informazioni, una rete che veramente si aiuta e si rafforza in tutto il mondo. quando nei miei giri per il Sahel ho fatto un po’ tutte le capitali del mondo, tutte favorevoli all’intervento di emergenza francese, proprio perchè gli armati stavano dilagando da nord, l’unico Paese, l’unico leader che trovai contrario è stato Morsi, che allora era il presidente egiziano. Abbiamo avuto una lunga conversazione su questo, e alla fine mi domanda: ‘Ma secondo lei, i terroristi del Sahel, del Mali, del Ciad, del Niger potranno arrivare anche nel sinai?’. Capisce che, nonostante una reazione, una tensione contro l’intervento che bloccava i terroristi, la sua preoccupazione era poi che arrivassero anche da lui in grande numero”.

Aveva ragione Morsi?

“Aveva ragione. E’ per questo che non sono sorpreso che questi fenomeni si moltiplichino. E’ perchè vedo che questa irrequietezza è in crescita”.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
settembre 24, 2013
Interviste