Prodi: “Io e il Pd? Vivo in una tenda vicino al partito”

“L’ingiustizia sociale aiuta i populisti – Pisapia? ora risponda alle attese”
Diseguaghlianze, il saggio del professore: “Politicamente vivo in una tenda vicina al Pd”

Intervista di Marco Ascione a Romano Prodi su Il Corriere della Sera del 17 maggio 2017

E infine, quando gli viene chiesto se ancora si riconosce nel Pd, Romano Prodi risponde così: “Non sono più iscritto da anni, simpatizzo per le idee su cui si è fondato. Diciamo che sono un senza casa ma vivo in una tenda vicina al Pd”. È in quello spazio al di fuori o a lato del Pd che il Professore continua a portare avanti un’ azione che ha sicuramente una forte valenza politica.
Esce domani per il Mulino un suo saggio dedicato al tema delle diseguaglianze e ai possibili interventi per attenuarle. Si intitola “Il piano inclinato“, ossia il piano che nella sua visione l’ Italia sta percorrendo a gran velocità, “per poi precipitare”, se non si sterza bruscamente facendo affluire risorse a chi ha di meno.

Qualcuno dirà che è un manifesto.

“Non è un manifesto. Il libro mette semplicemente insieme cose facilmente realizzabili con proposte che richiedono un radicale cambiamento di mentalità e di funzionamento delle istituzioni. Proposte che hanno bisogno di un Paese che si senta solidale. E poi c’ è anche un pizzico di utopia”.

Utopia come quando auspica un sindacato unico?

“La mia esperienza mi ha insegnato che la forza del sindacato e la positività della sua azione sono assolutamente impedite dalla sua mancata unità”.

Lei mette sul banco degli imputati tecnologia, globalizzazione e finanza. Chiede che venga ulteriormente restituito peso politico al lavoro, insiste sull’ importanza dei beni comuni, sostiene che è stato un errore abolire l’ imposta sulla prima casa e si meraviglia del fatto che non ci siano state reazioni collettive violente e prolungate per i tagli a scuola e sanità. Appare più a sinistra del Pd.

“Non so cosa oggi si intenda con sinistra. Non posso non constatare che sempre più spesso ricchi si nasce e non si diventa. E penso che l’ aumento delle ingiustizie sociali porti alla rottura delle nostre società. Se tentare un rimedio per ricomporre la società è una soluzione di sinistra, allora il libro è di sinistra.
Ma a me sembra semplicemente il tentativo di fabbricare un paracadute. In tutta Europa il nuovo populismo si alimenta di queste differenze. La mia è una semplice riflessione “democratica””.

Tocca al Pd tradurre queste ricette?

“Tocca a chi governa. Anche perché l’ unica alternativa alle crescenti ingiustizie è un’ autorità che decide per noi”.

Allude al rischio di una dittatura?

“Ci sono mille modi di anestetizzare le democrazie. Se non si interviene corriamo il rischio di andare verso un futuro non controllato da processi democratici“.

Una delle possibili conseguenze è la vittoria dei populisti?

“Sì: i populisti sono di tantissime specie, ma fanno sempre riferimento a un capo indiscusso”.

Cosa pensa delle affermazioni di Grillo sui cattolici che si riconoscono nell’ M5S?

“Non ho dubbi sul fatto che alcuni cattolici si riconoscano nelle critiche che questi movimenti avanzano, ma ben pochi poi si riconoscono nei rimedi che in modo incongruente vengono proposti. Come fa il mondo cattolico a non condividere la necessità di lottare contro l’ ingiustizia su cui si fonda lo stesso Vangelo? Il problema è che quando poi arriva la proposta populista è indefinita, quindi inapplicabile perché sfocia nel qualunquismo”.

Professore a chi spetta salvare le banche?

“Le banche italiane forniscono l’ 85 per cento delle necessità finanziarie delle nostre imprese.
Negli altri Paesi siamo a meno della metà. È quindi chiaro che le nostre banche sono state travolte dalla crisi più che altrove.
In Italia non ci sono altri potenti prestatori di denaro. E abbiamo una Borsa molto più debole. Se poi vi è un rischio sistemico e non esiste una alternativa possibile nel mercato, lo Stato deve intervenire“.

Che cosa pensa della polemica su Banca Etruria?

“Ho letto attentamente i giornali. L’ ex ministro Boschi ha ribadito quanto aveva detto in Parlamento. Finché non si pronuncia Ghizzoni non si arriva a nessuna conclusione”.
Al “Corriere” ha detto che è giusto che politici e banchieri si parlino.
“Ed è vero. Sotto questo profilo è stato bravo il ministro Delrio a spiegarlo”.

Le ultime vittorie della Merkel sono una buona o cattiva notizia per noi?

“Il problema non è la Merkel ma la politica della Germania”.

Cioè?

“Faccio un esempio. Quando Schulz era presidente del Parlamento europeo proponeva gli eurobond. Appena ha varcato i confini di casa li ha cancellati. La politica della Merkel è quindi la politica della Germania. Certo se Schulz diventasse ministro dell’ Economia, questo rappresenterebbe un alleggerimento delle tesi di Schäuble, ma non certo un rovesciamento delle posizioni tedesche. Per questo un bilanciamento da parte di Macron sarebbe molto importante”.

Ha fatto la sua prima visita a Berlino. L’ Italia finirà nella tenaglia franco tedesca?

“A giudicare dalle dichiarazioni del presidente francese, no. Ha sempre richiamato un ruolo italiano pur in un quadro in cui la leadership è quella franco-tedesca. Comunque meglio che tedesca-tedesca. La Francia ha infatti bisogno di una politica simile a quella dell’ Italia. Noi dobbiamo inserirci in questa cornice non con lamentele ma con proposte vantaggiose per Italia e Francia”.

La legge elettorale ora è la chiave di volta dell’ Italia.

“Adesso si diventa parlamentare a 25 anni con 4 preferenze sul web o per la decisione del capo. Questa è la distruzione della democrazia. Quindi come si ricostruisce? Un po’ con le primarie ma soprattutto con un sistema elettorale che obblighi il candidato a essere attivo sul territorio”.

Lei propone un maggioritario puro. Che cosa pensa della proposta di Renzi? 50 per cento di proporzionale e 50 per cento di maggioritario.

“Dico la stessa cosa che dissi per il mio sì al referendum: meglio succhiare un osso che un bastone”.

C’è invece chi già parla di grande coalizione.

“Non capisco come si possa parlare di grande coalizione. I numeri indicano solo che si finirebbe in una grande confusione.
Lo scenario sarebbe quello spagnolo: ripetere le elezioni e ripeterle ancora, ma, a differenza della Spagna, sotto l’ assedio delle speculazioni internazionali”.

Che cosa pensa del Campo progressista di Pisapia?

“Pisapia ha creato un’ attesa. Spetta a lui rispondere a questa attesa”.

I sondaggi attribuiscono a tutte le formazioni a sinistra del Pd, come la stessa Mdp, percentuali non alte.

“Le scissioni per affermarsi devono portare grandi novità. Per questo mi era sembrato che questa scissione fosse un suicidio“.

Ma Renzi dovrebbe allearsi con i partiti alla sua sinistra?

“Sono sempre stato sostenitore del centrosinistra e se manca il centro o manca la sinistra, manca il centrosinistra”.

Professore, quando si dice Prodi si dice Ulivo. È ancora una parola attuale, Ulivo?

“L’ idea dell’ Ulivo è più che mai attuale ma la sua storia definitivamente passata. Dato che il Pd ne ha preso l’ eredità è suo compito fare attecchire le radici dell’ Ulivo al terreno di oggi”.

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