Pericoloso avere il vento a favore quando si va nella direzione sbagliata

Eurozona in crisi: ambiguità BCE e miopia UE sono ostacoli per la ripresa

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 7 dicembre 2014

È opinione condivisa che la stagnazione regni sovrana in Europa. È inoltre altrettanto condivisa l’opinione che le cose non andranno meglio nel prossimo anno, a meno che non vengano prese misure sufficienti per fare partire il processo di ripresa.

Gli economisti di tutto il mondo sono quasi unanimemente convinti che, per uscire dalla crisi, siano necessari massicci interventi da parte della Commissione Europea, della Banca Centrale Europea e dei governi degli Stati membri.

Nessuno di questi tre grandi decisori ha fino ad ora agito in misura adeguata o ha ottenuto risultati all’altezza delle decisioni prese. Spieghiamoci meglio.

Il presidente della Commissione Juncker si è impegnato a immettere rapidamente nell’economia europea 315 miliardi in tre anni.

Saranno quindi disponibili poco più di 100 miliardi all’anno che, suddivisi per 500 milioni di abitanti, sono una quantità trascurabile in confronto a quanto hanno fatto Stati Uniti e Cina per superare con successo la crisi. Anche se impiegata con rapidità, questa modesta somma potrà fare crescere il PIL europeo di un massimo dello 0,25% all’anno, cioè quasi nulla. Abbiamo tuttavia l’obbligo di fare presenti ulteriori dubbi, perché la Commissione europea non ha messo da parte 315 miliardi destinati agli investimenti ma si è limitata a riservare a questo scopo solo 21 miliardi​, dei quali 16 attinti dal bilancio dell’Unione e 5 dalla Banca Europea degli Investimenti. Quello che manca per arrivare a 315 dovrebbe giungere da risorse private attivate dal modesto esborso iniziale. Un effetto miracoloso e incerto di promozione di investimenti che potrebbe essere avvicinato solo in presenza di uno slancio dell’economia europea di cui non si vede traccia.

Le probabilità che questo progetto possa dare un contributo alla crescita sono quindi minime, anche perché esso non potrà entrare in azione prima della metà del prossimo anno e gli eventuali riscontri positivi eserciterebbero i loro effetti nel lungo periodo di tre anni, cioè troppo tardi.

La Banca Centrale Europea, al contrario della Commissione, ha preso tutte le misure possibili per contrastare la crisi, impegnandosi ad intervenire nelle situazioni più pericolose e immettendo abbondante liquidità nel sistema economico, contribuendo con questo ad abbassare i tassi di interesse. Nello stesso tempo tuttavia i funzionari deputati al controllo del sistema bancario europeo (dipendenti dalla stessa BCE) hanno imposto alle banche un livello di capitalizzazione molto più elevato di quello che sarebbe ragionevolmente richiesto per fare fronte ai rischi propri di ogni istituto bancario. Nonostante gli esami terminati lo scorso mese (i così detti stress tests) abbiano dimostrato che le banche possedevano nella quasi totalità capitale adeguato per fare fronte ai necessari rischi, ulteriori ed eccessivi vincoli sull’attività creditizia, annunciati dal regolatore europeo, non potranno che tradursi in ulteriori aumenti dei capitali necessari per la normale operatività e in maggiori difficoltà nelll’erogazione del credito, specie alle piccole e medie imprese.

Questa richiesta, che va oltre ogni norma prudenziale, fa si che le banche siano costrette ad esigere dalle imprese tassi sempre più elevati per fare tornare i conti. Tassi sostanzialmente insostenibili per la quasi totalità delle aziende in un periodo di crisi. In questo modo le risorse finanziarie aggiuntive messe in circolo dalla Banca Centrale Europea non giungono al sistema produttivo ma circolano solo nel sistema finanziario, senza produrre sviluppo e lavoro.

È doveroso rilevare a questo punto un’incoerenza nel comportamento della BCE che, se da un lato immette liquidità nell’economia, dall’altro indossa l’abito di un regolatore che, con dosi eccessive di protezione, vanifica il nobile obiettivo che si propone.

Questo grido d’allarme non viene da qualche istituto bancario a corto di risorse ma dalla federazione delle banche europee guidata da Christian Clausen, presidente di una solidissima banca scandinava che, in una recente intervista, ci ricorda che ” non si crea nuovo lavoro richiedendo alle banche di accumulare una quantità di capitale in eccesso rispetto alle reali necessità”. Con queste richieste e con una regolamentazione divenuta soffocante si aumentano soltanto i tassi di interesse applicati alla clientela e non si ottengono certo i risultati che la Banca Centrale Europea si propone di raggiungere con i provvedimenti di creazione della liquidità.

Ancora meno adatti ad affrontare le crisi sono le decisioni dei governi dei Paesi che sono in grado di dare impulso all’economia senza correre alcun rischio di violare le regole europee. Ben pochi segnali arrivano dalle cancellerie interessate.

È sufficiente riflettere sul fatto che la Germania, dopo le infinite insistenze perché adottasse una politica espansiva, abbia deciso di mettere in atto un piano straordinario di investimenti pubblici di 10 miliardi di Euro in tre anni. Per un Paese della dimensione della Germania, che ha un attivo nella bilancia commerciale di 280 miliardi di Euro, una crescita trascurabile e un’inflazione uguale a zero, questo programma di investimenti è così modesto da non potere nemmeno essere preso in considerazione. Questo comportamento è figlio della folle dottrina del bilancio in pareggio ad ogni costo, anche quando si è in piena recessione e si hanno ampie possibilità di spesa aggiuntiva.

Eppure non mancherebbero elementi positivi per le economie europee, a cominciare dalla svalutazione dell’Euro nei confronti del dollaro fino al crollo del costo delle importazioni di prodotti energetici in conseguenza alla diminuzione del prezzo del petrolio.

È ben noto tuttavia che nessun vento è favorevole quando non si sa dove andare. In questo caso si può aggiungere che può perfino essere pericoloso avere il vento in favore quando si procede nella direzione sbagliata.

 

 

 

 

 

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
dicembre 7, 2014
Articoli, Italia