Europa unita o sarà un lungo declino. Introdurre Tobin Tax e Eurobond

Prodi col Premio Nobel per l'Economia Peter Diamond

Prodi col Premio Nobel per l'Economia Peter Diamond

Romani Prodi, già presidente della Commissione Europea, oggi sarà a Sarnico per un convegno della Iseo Summer School. Bergamonews lo ha intervistato in anteprima.
Prodi: “Europa unita o sarà un lungo declino. Ora Tobin Tax e Eurobond”

Intervista di Davide Agazzi a Romano Prodi su Bergamo News del 24 Giugno, 2012

L’Europa è a un bivio secondo Romano Prodi: o si unisce politicamente o si avvierà ad un lento declino. Già presidente della Commissione Europea, Prodi oggi lunedì 25 giugno sarà tra gli ospiti dell’Iseo Summer School e parteciperà a Sarnico al convegno pubblico “Verso una nuova economia globale”. Il professore paragona il Vecchio Continente all’Italia del Rinascimento divisa da tanti piccoli staterelli che non seppe unirsi come altre nazioni con l’avvento della prima globalizzazione: la scoperta dell’America. Oggi, con i colossi asiatici e le nuove potenze economiche l’Europa deve trovare il coraggio di imboccare la via dell’unità politica oltre che economica.

Professore, ha guidato la Commissione Europea e conosce i meccanismi di questo complesso e affascinante progetto che è l’Unione Europa. Quale sarà il futuro dell’Europa? Saremo costretti a sentirci uniti solamente da una moneta o possiamo ambire a creare veramente una società europea con un ruolo nel mondo?

Non abbiamo altre alternative: o facciamo un’Europa unita politicamente o si arriverà al disfacimento. La speculazione finanziaria oggi attacca i Paesi singolarmente, solamente uniti noi possiamo resistere. O andiamo avanti costruendo l’unione politica dell’Europa, oppure dovremo rinunciare a questo disegno. Sono convintissimo che alla fine prevarrà la saggezza perché siamo legati da comuni interessi. Venerdì scorso ho partecipato ad un convegno sul federalismo a Roma e tutti i responsabili della Confindustria italiana, tedesca e francese hanno ribadito che il futuro dell’industria europea può esistere solamente se c’è una forte valuta comune. Questa affermazione è d’importanza fondamentale, perché il mondo dell’economia si rende conto che di fronte che alle grandi sfide, quella asiatica e america, solamente un’Europa unita può risultare vincente.

Come può essere valido un progetto di Europa unita con molti Stati sovrani?

L’obiettivo è un’Europa federale con un potere sopra le nazioni. Un potere forte, condiviso e democraticamente eletto. Un modello federale che potrebbe ricalcare quello degli Usa, ma con un livello di autonomia maggiore per gli stati. E questo perché abbiamo una storia profondamente diversa dagli Stati Uniti, abbiamo lingue diverse e culture diverse. E’ chiaro che dovrà essere in vigore in Europa il concetto della sussidiarietà, dove tutte le decisioni vengono fatte a livello periferico, ossia decise e vicine ai cittadini, mentre le grandi decisioni economiche devono essere prese in comune.

Si sentono spesso analisi che chiedono il disfacimento dell’Europa, l’abbandono dell’Euro per il ritorno alla propria moneta nazionale.

Nessun paese europeo riuscirà a far fronte alle grandi potenzialità economiche del sistema asiatico. Nemmeno la Germania, che gode di una buona economia, è abbastanza forte da poter giocare da sola un ruolo da protagonista sui mercati mondiali. Pensiamo al fatto che nonostante le diversità politiche, le economie di Cina, Giappone e Corea del Sud stanno formando una realtà economica di dimensioni e di efficienza che non ha precedenti nella Storia. Voglio ricordare, inoltre, che la speculazione internazionale ha assunto una dimensione tale che si può resistere ad essa solo se si sta in coalizioni di grandissime e solide dimensioni. Nessun attacca il dollaro, anche se il deficit americano è grandemente superiore a quello europeo, perché gli Usa hanno una forza e una dimensione tali da scoraggiare ogni attacco. I singoli stati europei di fronte a questi assalti rischiano di scomparire. Per questo motivo serve che l’Europa abbia maggiore sovranità, una sovranità che si acquista soltanto se viene condivisa da tutti gli stati europei per formare un blocco che nessun attacco speculativo può scalfire.

Abbiamo compreso il pericolo e abbiamo la strategia per affrontarlo. Ma che tempi abbiamo?

Sono decisioni che credo non possiamo aspettarci dal prossimo importantissimo vertice europeo che si svolgerà a Bruxelles. Ci vorrà tempo. Ci vuole una presa di coscienza comune del gravissimo pericolo che stiamo correndo. Solamente allora una decisione così forte e importante potrà essere presa. Abbiamo bisogno di tempo, perché i politici e l’opinione pubblica si rendano conto della grande sfida che abbiamo di fronte, per qualche mese saremo costretti a vivere in un mare in tempesta e solo successivamente si potranno prendere le decisioni necessarie, per una politica europea comune. Anche se i tempi diventano sempre più stretti. Che cosa dobbiamo aspettarci dal prossimo vertice europeo di Bruxelles? Mi aspetto alcuni passi concreti che vadano nella direzione giusta. Mi aspetto una decisione comune sulla tassazione finanziaria, la Tobin Tax, per rendere meno aggressiva la speculazione e mi aspetto un aumento dei fondi di solidarietà.

Prodi all' Iseo Summer School

Prodi all' Iseo Summer School

Qual è il valore morale che manca di più all’Europa in questo momento?

La solidarietà, non c’è alcun dubbio. E alla solidarietà aggiungerei la lungimiranza, perché è sbagliato pensare di salvarsi divisi. Prendiamo la Grecia, si sarebbe potuto intervenire prima e con modeste risorse finanziare quel Paese avrebbe potuto superare la prova. Invece si è perso tempo e ora i costi sono lievitati e a pagarli ora siamo tutti noi europei.

Anche l’Italia non è messa meglio.

L’Italia è già da mesi oggetto di attacchi speculativi del tutto ingiustificati, perché il nostro debito è lo stesso di quando siamo entrati in Europa. Ma allora lo spread era a 34 punti, sostanzialmente nullo, ora è ben più di dieci volte superiore e la condizione economia del paese è radicalmente cambiata.

Che cosa possiamo fare?

Da un alto dobbiamo prendere misure per favorire la crescita economia. Anche se queste non possono bastare, perché la nostra ripresa dipende da un’iniezione di energia nell’economia tedesca che ha tutte le possibilità per fare da locomotiva europea. Per questo serve un’Europa unita che prenda decisioni di armonizzazione finanziaria. Poi non abbiamo mica tante scelte: servono gli Eurobond e un rafforzamento della Banca centrale europea. È interesse della Germania unirsi strettamente agli altri paesi europei. L’Europa si trova come si trova l’Italia nel Rinascimento: tanti singoli Stati che erano tutti arroccati nel loro potere. Con la scoperta dell’America, che possiamo considerare la prima globalizzazione, è successo che altri paesi si sono uniti dando vita agli stati nazionali, mentre noi siamo rimasti frastagliati diventando sempre più deboli. All’Europa sta succedendo la stessa cosa, di fronte alla sfida americana e cinese o ci uniamo e vogliamo esserci, oppure ci affidiamo ad un lungo periodo di decadenza. Abbiamo le carte in mano per accettare questa sfida, ma dobbiamo essere uniti.

Sulle sponde del Mediterraneo è fiorita la primavera araba e l’Africa sembra chiedere spazio. Ci sono prese di posizione americane, russe e cinesi, ma anche qui l’Europa sembra tergiversare.

Nel passato sappiamo che l’Africa è sempre un oggetto e non un soggetto della politica mondiale. E l’Africa non ha mai dato segni di sviluppo, fino a sei, sette anni fa. L’Africa sta crescendo, ma non in maniera uguale. Si è messa in un cammino di sviluppo che in passato non ha mai avuto, anche se questa è un’affermazione in termini relativi. Oggi, pur essendo un continente con piaghe di miseria e povertà, ci dona qualche speranza mentre prima non ce ne dava nessuna. Credo che con il tempo l’Africa potrà partecipare anche a un sviluppo mondiale. Resta da decidere che cosa farà l’Europa nei confronti dell’Africa: troverà una voce comune o continuerà a snobbarla. Per ora non esiste una politica comune nei confronti dell’africa, mentre esiste una politica cinese, una francese, un’inglese, un’americana. O prendiamo una decisione e capiamo chi vogliamo essere come Europa, oppure siamo costretti ad esser emarginali nelle scelte che riguardano un continente a noi vicino, che all’Europa è legato nel bene e nel male. Sappiamo però che l’Africa in futuro conterà sempre di più per la produzione di cibo, per le materie prime e per l’energia che serviranno al mondo.

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