Piattaforma comune di Francia, Italia e Spagna per il rilancio di tutta l’Europa

Il vertice a tre. La piattaforma europea per creare occupazione

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 9 giugno 2013

Da ormai troppi anni l’economia europea è paralizzata e l’economia italiana è in caduta libera e, almeno per ora, non vi è all’orizzonte alcuna prospettiva di miglioramento. Per anni la sola ricetta raccomandata dai massimi centri decisionali dell’economia mondiale ed europea è stata l’austerità. In poche parole tagli alla spesa, seguiti da altri tagli e poi ancora tagli.

Che fosse necessario mettere in ordine i bilanci pubblici ne eravamo e ne siamo tutti coscienti. Non eravamo e non siamo tuttavia convinti che tutto questo dovesse essere messo in atto violentemente e in modo contemporaneo in tutti i paesi di una stessa area economica. In parole semplici, anche se è sensato che ogni governo si sforzi per ridurre il proprio debito, se tutti i paesi dell’Unione, che sono tra di loro profondamente intrecciati nei rapporti commerciali, tagliano simultaneamente e in modo drastico le proprie spese, il risultato non può che essere una progressiva caduta del reddito dell’intera area. Di conseguenza abbiamo dovuto assistere ad un continuo aumento del famoso rapporto debito-Pil, cresciuto visibilmente non solo in Grecia, Portogallo e Irlanda ma, soprattutto negli ultimi due anni, anche in Italia. A partire dal luglio scorso il Fondo Monetario Internazionale ha cominciato a mettere in dubbio le sue precedenti tesi fino ad arrivare, negli scorsi giorni, a pentirsi in modo esplicito della durezza dei vincoli imposti alla Grecia. In poche parole il Fondo Monetario ha riconosciuto che la violenta rapidità dei tempi di aggiustamento ai quali si è dovuta assoggettare la Grecia, aveva pesantemente peggiorato le condizioni del paese.

L’Italia è ben lontana dalla situazione della Grecia dove, solo negli ultimi tre anni, il Pil è crollato del 17% ma il collasso della nostra economia è ugualmente vistoso, per cui ci troviamo con un Pil inferiore dell’8% e una disoccupazione doppia rispetto all’inizio della crisi, per non parlare delle decine di migliaia di imprese che sono scomparse e delle migliaia che chiuderanno le porte nei prossimi mesi. La distruzione del 15% della base industriale, messa in luce dal Presidente della Confindustria, non si ricostruisce in un poco tempo: questo è un patrimonio perduto per sempre.

Per non parlare dell’ancora più grave perdita delle decine di migliaia di giovani specializzati che sono costretti ad emigrare e che, se le cose continuano così, hanno ben poche prospettive di ritornare e di contribuire così ad un nostro futuro sviluppo.

Per affrontare il problema dell’occupazione ( soprattutto di quella giovanile) il Presidente del Consiglio Letta ha opportunamente convocato a Roma i ministri dell’Economia e del Lavoro di Francia, Spagna , Germania e Italia. Un’iniziativa lodevole e utile per proporre miglioramenti comuni al funzionamento del mercato del lavoro, un’iniziativa dalla quale ci si può anche aspettare una spinta per mobilitare in questa direzione nuovi fondi europei.

Tuttavia, in questo quadro di una depressione ormai senza fine, nessun incentivo al mercato del lavoro potrà servire se non arriva un impulso alla domanda globale. Questo può avvenire in piccola parte utilizzando i maggiori gradi di libertà che abbiamo acquisito dopo che siamo usciti dal “libro dei cattivi” dell’unione europea ma deve essere chiaro che solo una ripresa della domanda globale può dare respiro alle economie europee in un periodo di tempo sufficientemente rapido. Così hanno fatto gli Stati Uniti, così ha fatto la Cina per combattere con maggior successo la crisi.

Quest’inversione della politica economica europea può avvenire solo con un’iniziativa tedesca. Un paese con crescita zero, con inflazione quasi zero e con un enorme surplus nella bilancia commerciale ha tutto lo spazio per imprimere maggiore velocità al proprio motore, giovando prima a se stessa e poi a tutti gli altri partner europei.

Non mi sento certo di dare consigli ai ministri ai quali spetta un compito così gravoso ma credo che non sia certo sprecato il tempo che i rappresentanti di Italia, Francia e Spagna spenderanno per tentare di convincere i propri colleghi tedeschi ad assumersi la responsabilità che grava su di loro in conseguenza del ruolo ormai preponderante che la loro economia ha assunto in Europa e degli enormi vantaggi che l’Unione Europea e l’Euro hanno portato alla Germania. Non si chiede alcun sacrificio alla Germania stessa: le si chiede solo di usare, a proprio e a nostro vantaggio, i maggiori gradi di libertà che tutte le Istituzioni economiche internazionali hanno riconosciuto dovere essere necessari per uscire dalla crisi.

Si mettano quindi d’accordo i ministri di Francia, Italia e Spagna per presentare una comune piattaforma per la ripresa, non contro i tedeschi ma per il bene di tutta l’Europa. Una presentazione comune da parti di questi tre grandi paesi (che sarebbe seguita da molti altri) la renderebbe forte e credibile ed anche più accettabile dal governo e dall’elettorato tedesco.

Romano Prodi

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
giugno 8, 2013
Articoli, Italia