La priorità del dopo voto è cambiare la legge elettorale

La priorità del dopo voto è cambiare legge elettorale

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 18 febbraio 2018

Dovremmo essere ormai vicini alla formazione del governo tedesco ma, dopo quasi cinque mesi dalle elezioni, non ci siamo ancora arrivati. Mentre attendiamo l’esito del travaglio germanico non possiamo dimenticare che ci sono voluti sette mesi per avere un governo in Olanda e che la Spagna è rimasta un tempo eterno senza la possibilità di formare un esecutivo.

Tutto ciò non è il frutto di eventi casuali ma dei fondamentali cambiamenti intervenuti nelle nostre società. Fino al recente passato robuste ideologie politiche guidavano l’elettorato che rispondeva col proprio voto a sostegno ora di programmi e di candidati socialisti e riformisti o, alternativamente, di programmi e candidati conservatori e liberisti.

Questo semplice schema è stato sempre meno in grado di interpretare le crescenti differenziazioni della società moderna. I due tradizionali blocchi si sono progressivamente frammentati al loro interno mentre sono nati numerosi partiti dedicati ad interpretare nuove sensibilità e nuovi obiettivi, come gli ambientalisti, i neonazionalisti, gli antieuropei e, perfino, gli animalisti.

La prolungata crisi economica e le crescenti disparità hanno contribuito ad accelerare ed approfondire la crisi dei grandi partiti tradizionali, accusati di essere incapaci di interpretare i problemi della società moderna.

La frammentazione dell’elettorato e la moltiplicazione dei partiti ha reso quindi sempre più difficile la formazione dei governi persino nei paesi, come la Germania e l’Olanda, dove socialisti e democristiani erano profondamente radicati ed elettoralmente dominanti.

Al loro indebolimento si è posto rimedio, prima in casi eccezionali e poi, con sempre maggiore frequenza, con la formazione di governi di coalizione. Tuttavia, in tutti i paesi retti da un sistema elettorale proporzionale, anche la formazione delle coalizioni è diventata sempre più difficile e sempre più evidenti risultano i danni della conseguente prolungata incertezza politica.

Un’incertezza alla quale si può porre rimedio solo con sistemi elettorali  in grado di semplificare le scelte dei cittadini.

Il  sistema elettorale francese e quello britannico, anche se la varietà delle posizioni politiche non è certo inferiore a quelle tedesche, hanno infatti la capacità quasi matematica di permettere la pronta formazione di un governo.

Tali sistemi sono cioè la semplice e collaudata risposta a quello che in Italia è stato uno slogan disatteso: conoscere fin dalla sera stessa delle elezioni chi sarà il primo ministro.

Non è evidentemente garantito che questi sistemi portino ad un governo maggiormente virtuoso ma certamente evitano i prolungati  vuoti di potere e la breve durata dei governi che sono stati la tragedia del nostro paese lungo tutto l’arco del dopoguerra.

Fra pochi giorni i cittadini italiani saranno chiamati alle urne ed è impressionante constatare come la maggioranza degli analisti politici ritenga assai probabile che non solo non ci sarà alcun vincitore ma che l’impasse sarà tale per cui si dovrà ricorrere a nuove elezioni con le conseguenze economiche e politiche che tutti possiamo immaginare.

E con l’altrettanto scontata prospettiva che il numero di coloro che si recheranno alle urne subirà un’ulteriore flessione: ben pochi saranno invogliati a votare in un’elezione nella quale non sanno con chi andrà a sposarsi il proprio voto, salvo essere quasi certi che sarà incapace di produrre un risultato duraturo nel tempo.

Ormai non si può fare nulla per escludere la possibilità di quest’evento, reso anzi più probabile da una campagna elettorale vuota di contenuti reali ma così aspra da rendere oggettivamente ancora più difficile qualsiasi futuro accordo stabile su un programma condiviso.

Dato tuttavia che il nostro paese deve avere un futuro credo sia doveroso chiedere fin da ora a tutti i partiti un impegno per dare vita, immediatamente dopo il 4 marzo, a una legge elettorale capace di garantire la certezza e la stabilità di governo necessarie per riprendere lo sviluppo interno e quella pur minima presenza all’estero che, nonostante i nostri limiti, noi meritiamo.

Una legge elettorale a servizio dell’interesse comune non può che essere votata all’inizio della legislatura quando è più facile, anche se non certamente scontato, pensare al bene comune e non al proprio vantaggio.

Diverse volte, in passato, ci si è incamminati verso questa direzione ma sempre questo processo è stato interrotto dal prevalere degli interessi dei partiti rispetto a quelli del paese.  È doveroso tuttavia prendere atto che mai il disorientamento ha raggiunto il livello di oggi e mai il senso di insoddisfazione è stato così forte.

Mi auguro perciò che coloro che saranno eletti si rendano conto che il loro primo dovere è quello di mettere l’Italia in sicurezza: la provvisorietà è durata troppo tempo ed ha prodotto troppi danni.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
febbraio 18, 2018
Articoli, Italia