L’Europa ha dormito di fronte alla crisi. Ora è tempo di decisioni e di solidarietà

Europa: Prodi “Ue ha dormito nella gestione della crisi”

Intervista di Giovanni Magi a Romano Prodi su Euronews del 4 ottobre 2013

L’Europa e le sfide dell’unione politica e delle nuove relazioni con i paesi dell’Est, a partire dall’Ucraina. L’ex presidente della Commissione europea ed ex Presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, è intervenuto a Parigi per parlare del futuro dell’Unione europea. L’intervista del corrispondente di euronews, Giovanni Magi.

Per rendere più efficace l’azione dell’Unione europea occorre fare progressi nel cammino verso l’unione politica. È un obiettivo realistico, secondo lei?

“Nel lungo periodo è necessaria per la nostra sopravvivenza, nel breve periodo l’unità politica fa fatica. Le tensioni sono uscite fuori, poi è arrivato lo scontro su ‘euro o non euro’. C‘è un’Europa sostanzialmente divisa in questo momento. Non è un fatto nuovo, in passato abbiamo avuto perfino la sedia vuota della Francia, paese fondatore dell’Europa. Quindi non sono pessimista, ma bisogna avere molta pazienza e capire che nessun paese europeo è grande abbastanza, nemmeno la Germania, per giocare qualsiasi ruolo nella nuova globalizzazione che è impressionanate”.

 In molti paesi si assiste a un riaccendersi dell’euro-scetticismo, inteso come scetticismo nei confronti dell’Unione europea e scetticismo nei confronti della moneta unica. È la conseguenza della recente crisi economica o c‘è dell’altro?

“È una conseguenza che la recente crisi economica ha messo in luce, ma deriva dal fatto che quando abbiamo costruito l’euro avevamo le tappe ben precise dei pilastri a difesa dell’euro che erano necessari. Era tutto chiaro nei nostri discorsi, ma successivamente è arrivata l’Europa della paura: paura della globalizzazione, paura dei cinesi, la paura che all’interno dell’Europa dell’idraulico polacco. La crisi ha messo in luce queste debolezze”.

La gestione della crisi economica è stata corretta?

“Se dormire vuol dire essere corretti, allora sì. Nel senso che, ad esclusione della Banca Centrale Europea, abbiamo dormito. Ci si è persi su infiniti dibattiti tecnici, senza affrontare il vero problema dell’anima dell’Europa: che cosa stiamo a fare al mondo? Non è stata una politica sufficiente nella gestione tecnica della crisi. Quando è scoppiata la crisi negli Stati Uniti, Obama ha messo subito a disposizione 800 miliardi di dollari, la Cina 585 miliardi e l’Europa si interroga per anni su poche decine di miliardi di euro. Così si mettono in rilievo le difficoltà politiche che bisogna assolutamente superare e che saranno superate solo quando sentiremo il fiato della nuova globalozzazione sul collo, quando capiremo che siamo emarginati”.

In quali campi si dovrebbero fare cambiamenti o progressi per ridare fiducia ai cittadini dell’Unione europea, per rendere l’Unione più popolare?

“Popolare significa innanzitutto avere un minimo di senso di solidarietà. Non parlo di carità, ma di solidarietà interessata, intelligente. Credo che la politica di austerità imposta nell’ultimo periodo, non abbia giovato affatto alla Germania. Ho fatto i conti e posso dire che ha rallentato la crescita della Germania in un periodo in cui poteva essere estremamente forte. Però, bisogna anche capire che quando si arriva a 28 paesi non si può più pretendere l’unanimità per certe decisioni. L’idea di poter prendere decisioni all’unanimità è inconsistente. Per dar fiducia ai cittadini europei, bisogna dimostrare che si riesce a decidere. Non si può essere divisi su qualsiasi problema perché ci sono delle piccole differenze che impediscono ogni accordo. La governance che è stata stabilita in Europa, non va bene per un’Europa grande”.

 

 

 

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
ottobre 4, 2013
Interviste