In 20 anni abbiamo fatto passi indietro: riportare l’equilibrio in Europa, o i singoli Paesi sono finiti

Intervista di Bruno Vespa a Romano Prodi su Porta a Porta del 17 febbraio 2016

Torniamo indietro di vent’anni: 22 gennaio 1996, prima puntata di Porta a Porta, ospite: Romano Prodi.

Qualcuno del PDS in questi giorni ha pensato: “Abbiamo il problema Prodi. perché non gli diciamo di fare lui il vicepresidente del Consiglio oppure di fare un ministro?”

Prima di tutto Prodi non è un problema ma è un’opportunità. Perché io sono arrivato a capeggiare L’Ulivo per dare una nuova faccia al Paese. E, soprattutto, si ricordi che se Prodi fosse un problema, lei non lo cancella offrendogli qualcosa. Io non accetto nulla. Io lo conquisto.

Buona sera Professor Prodi. Lei è in giro per il mondo sempre a parlare dei problemi dell’ economia. Torniamo a quella serata.  Lei non era affatto convinto che sarebbe stato il candidato premier dell’Ulivo e del Centrosinistra. E’ vero?

Buona sera a lei. No. Lei era convinto che io non fossi convinto. Ma io ero convinto di essere convinto.

E’ ha avuto ragione lei. Perché due giorni dopo vennero ospiti a Porta a Porta D’Alema e Berlusconi che si diceva tramassero per fare un governo Maccanico al posto delle elezioni che poi avete vinto. E lì cadde tutto. Poi lei tornò a Porta a Porta da presidente del Consiglio nell’autunno del ’96. Vediamo.

C’è una transizione da fare. Non è ancora completa. C’è da portare l’Italia in Europa. C’è da dare un futuro al Paese. In un momento in cui tutti sono sconsolati. C’è la paura nel ceto medio. C’è la paura della perdita di identità. C’è la paura dei nostri Paesi di essere assaltati dai nuovi Paesi. Noi dobbiamo dare tranquillità e dare la direzione.

20 anni di Porta a Porta, 20 anni di Italia – 17 Gennaio 2016 from Romano Prodi on Vimeo.

Il Paese è bloccato. L’Europa deve affrontare problemi epocali. L’ha detto 20 anni fa. Confermerebbe oggi?

Sì, certamente. Anzi: abbiamo fatto qualche passo indietro. Abbiamo problemi di immigrazione e tensioni nella gestione dell’economia europea. Direi che l’angoscia che descrivevo allora è peggiorata oggi. Non bisogna credere di vivere in un mondo diverso da quello in cui siamo.

Professore, lei è stato per cinque anni Presidente della Commissione Europea. Sbaglio o siamo andati molto indietro con l’Europa; e anche con la credibilità dell’Europa ?

Durante i miei cinque anni abbiamo fatto cose veramente grandi. Direi storiche: la nuova moneta – che allora portò degli enormi benefici e che non è stata gestita bene durante la crisi, ma la moneta era sana e forte. Allargammo l’Europa  ai nuovi Paesi – adesso si critica, ma pensate se la Polonia adesso fosse fuori dall’Europa come l’Ucraina oggi. Pensate cosa sarebbe l’Europa oggi.

La storia l’abbiamo presa al volo. Purtroppo è successo che dopo è arrivata l’Europa della paura, sono tornate in gioco le nazioni che non hanno più rispettato quello che era lo spirito comune europeo. E poi la crisi economica ha travolto tutto. Ma il disegno era ed è un disegno grande. Senza l’Europa noi siamo finiti.

Tra crisi finanziarie e crisi dell’emigrazione – si riparla di frontiera, addirittura di fili spinati. Oggi l’Austria dice che mette i fili spintati e che accetta 80 immigrati al giorno e non di più – reggerà l’Europa? E, soprattutto, lei ricorderà meglio di me che i grandi padri tedeschi volevano una Germania europea e non un’Europa tedesca. Ora, rischiamo di avere un’Europa tedesca ?

Certamente il potere in Europa è cambiato. Ai miei tempi c’era un grande equilibrio fra Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia. E i Paesi minori giostravano in equilibrio fra questi.  Adesso, per la debolezza francese, l’incredibile decisione britannica di fare un Referendum sullo stare dentro o fuori. Per cui tutti i Paesi europei si sono rifugiati sotto l’unico ombrello aperto che è quello tedesco. Bisogna, invece, riportare l’equilibrio in Europa. Perché è chiaro che quello che dicevano i padri fondatori di avere una Germania europea e non un’Europa germanica era giusto. Ed è ancora giusto oggi.

Grazie professor Prodi per essere stato con noi e per averci ricordato questi momenti.

 

 

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
febbraio 16, 2016
Interviste