Presidenziali USA: chi vuol vincere non insegue più il centro

La svolta USA, le politiche sociali tornano una priorità

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 21 giugno 2015

Nei giorni scorsi abbiamo assistito a inaspettati cambiamenti nelle strategie economiche e commerciali provocati da nuovi orientamenti dell’opinione pubblica. L’esempio più interessante è il grande trattato di liberalizzazione del commercio dell’area del Pacifico (T.P.P. Trans Pacific Partnership) sul quale il presidente Obama ha tanto investito. Tale trattato ha l’obiettivo di legare fra di loro, in unica area commerciale, i dodici più importanti paesi delle due sponde del Pacifico, dagli Stati Uniti al Canada e Messico, dall’Indonesia al Giappone, alla Malesia e all’Australia. Una proposta che, lasciando fuori la Cina, assume naturalmente un significato politico forse più forte del suo significato economico, anche perché molti paesi asiatici hanno nella Cina il più importante partner commerciale.

La Cina non è naturalmente rimasta con le mani in mano e ha subito firmato un accordo commerciale a tutto tondo con la Corea del Sud, per portare l’interscambio fra i due paesi, già elevatissimo, verso l’astronomica cifra di 300 miliardi di dollari. Quasi in contemporanea la Cina ha lanciato il progetto di una grande banca per gli investimenti (AIIB) in diretta concorrenza con la Banca Mondiale. Un progetto partito con una dimensione talmente importante che ha subito attirato l’adesione non solo dei paesi asiatici ma dei maggiori paesi europei, a cominciare dalla Gran Bretagna.

Nonostante questo quadro, il grande progetto di Obama ha dovuto subire un inatteso arresto: il Congresso Americano ha infatti negato ad esso il “fast track”, cioè la procedura necessaria per approvare il provvedimento in tempi ragionevoli. Il fatto più sorprendente è che il freno al progetto presidenziale non è stato tirato dalla maggioranza repubblicana ma proprio dai democratici che, pur essendo alleati di Obama, ritengono che un trattato di questo tipo mette a rischio posti di lavoro e toglie risorse alla crescita interna, sia riguardo al consumo che allo sviluppo del capitale umano nella scuola e nell’innovazione.

La battaglia è naturalmente ancora in corso perché questo trattato, che include quasi il 40% del commercio mondiale, dovrebbe essere, insieme all’accordo nucleare con l’Iran, la principale eredità di una politica estera americana, che si è dimostrata particolarmente complicata anche per il premio Nobel per la pace.

Obama sta quindi usando e userà tutti gli strumenti di cui dispone per convincere il Congresso, ma questa crescente opposizione al progetto è certo un evento politico di grande rilevanza. Infatti non solo la maggioranza dei democratici, a cominciare dalla capogruppo Nancy Pelosi, si è spostata su posizioni che definiremmo “di sinistra” ma anche la candidata presidenziale Hillary Clinton, che pure aveva proposto e caldeggiato il trattato, non ha speso una parola a sua difesa e ha radicalmente mutato le priorità della sua campagna elettorale, concentrando la sua attenzione sulle  disuguaglianze all’interno degli Stati Uniti e sulla priorità delle politiche sociali.

Molti osservatori (tra i quali l’economista progressista Paul Krugman) deducono da questi eventi che il Partito Democratico stia abbandonando la lunga corsa verso il centro, iniziata da Clinton e proseguita da Obama, per privilegiare invece i tradizionali temi di giustizia sociale che, nel più lontano passato, avevano caratterizzato la storia del loro partito. Tutto questo avviene anche per merito del presidente Obama, la cui riforma sanitaria, tanto a lungo osteggiata per il suo eccessivo contenuto “sociale”, sta producendo invece frutti più positivi di quanto non si prevedesse.

Se così stanno le cose siamo di fronte a questo doppio paradosso: il maggiore successo della politica interna di Obama, rianimando l’attenzione sulla solidarietà, mette in crisi il più importante progetto di politica economica internazionale del presidente stesso, percepito come contrario agli interessi del mondo del lavoro. Nello stesso tempo la piattaforma elettorale della candidata Clinton si allontana sempre più dalla politica di convergenza verso il centro adottata dal marito presidente.

Il crescente scetticismo sui processi di globalizzazione e il ritorno alla priorità delle politiche sociali nei programmi del Partito Democratico Americano sono certamente il riflesso della polarizzazione provocata dalla crisi economica e, in particolare, dalla caduta di importanza e di identità della classe media e della crescente disuguaglianza dei redditi.

Un cambiamento di natura epocale che cambia i sentimenti e le priorità dei cittadini in modo tale da consigliare un cambiamento radicale nella campagna elettorale americana. È naturalmente difficile dire se i temi che vengono sollevati e resi prioritari per vincere le primarie nel partito democratico saranno gli stessi che saranno poi utilizzati nella campagna presidenziale.

È tuttavia già degno del massimo interesse che, dopo che tutti avevano segnalato che la corsa verso il centro era lo strumento necessario per vincere ogni elezione, entrambi i grandi partiti americani si stiano orientando verso politiche più polarizzanti.  Questo non perché sia cambiata la testa della gente ma perché sono cambiate le condizioni che incidono sulla testa della gente.

Naturalmente non è affatto detto che le evoluzioni dei sentimenti americani si riproducano automaticamente nel contesto politico europeo.

Quanto sta avvenendo al di là dell’oceano costituisce tuttavia almeno un elemento per riflettere se la lunga crisi, la maggiore incertezza e l’accresciuta distanza nei redditi e nelle prospettive dei cittadini non siano alla base dell’accresciuto radicalismo delle politiche europee. Radicalismo al quale la politica tradizionale non riesce a preparare una risposta, lasciando spazio a nuove proposte che promettono, in modo più o meno convincente, di correggere gli eccessi e le disuguaglianze che si sono accumulate nella nostra società.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
giugno 21, 2015
Articoli, Italia