Il governo è morto e non ci sono tempi supplementari da giocare

Per un esecutivo non politico l’ostacolo dei numeri parlamentari

“B. è morto, Grecia pugnalata da Merkel e Sarkò”

Intervista di Giampiero Calapà a Romano Prodi su Il Fatto Quotidiano del 3 novembre 2011

Romano Prodi suona le campane a morto del governo Berlusconi: “Questo esecutivo è finito, non sono previsti i tempi supplementari”. Utilizza una metafora calcistica per far più male all’uomo di Arcore che nel ’94 “scese in campo”. Proprio lui, l’unico capace di batterlo, due volte su due, alle elezioni politiche in questi diciassette anni. Le bastonate all’arci-nemico di sempre, Prodi, ieri comincia a darle di prima mattina, sul Sole 24 Ore fresco di stampa, con una lettera firmata insieme a Giuliano Amato e agli economisti Alberto Quadrio Curzio e Paolo Savona: “Il momento è drammatico ed esige l’adozione di provvedimenti immediati e quantitativamente adeguati a fronteggiare l’emergenza. Ogni ritardo può avere conseguenze irreversibili per l’intero Paese”.

Presidente Prodi, quali sono i provvedimenti che il governo dovrebbe avere la forza di prendere?

Non sarò certo io a suggerirli al governo, lo chieda a Berlusconi casomai, ma…

Ma c’è un problema?

Enorme. Questo governo non è all’altezza. Anzi, è morto e non ci sono tempi supplementari da giocare. La verità è che il governo Berlusconi non può fare assolutamente nulla.

Perché?

Intanto per l’irritazione e la sfiducia degli organismi internazionali. Sfiducia totale. Con questo scenario come può Berlusconi prendere quei provvedimenti gravi e urgenti che servirebbero al Paese subito?

Nella lettera al Sole avete scritto: “Nel giro di poche ore l’Italia deve risultare credibile tanto ai suoi partner istituzionali quanto al mercato”.

Servirebbe un messaggio di fatti, fino a oggi abbiamo sentito solo parole, parole e parole. Vuote.

Lei è uno dei protagonisti della stagione europeista che portò alla moneta unica. Gli interpreti attuali, Italia a parte, sono Merkel e Sarkozy…

Francia e Germania perseguono una politica incredibile. La questione greca poteva già essere sistemata, ma Berlino e Parigi dovevano pensare a compiacere i loro populismi interni, chiedendo poi alla Grecia misure durissime… Adesso Papandreou chiede il referendum sugli aiuti dell’Ue, ma cosa devono fare i greci? Suicidarsi?

Tornando all’Italia: la soluzione è il governo tecnico?

Solo se ampiamente sostenuto dai partiti per decreti legge urgenti. Senza il sostegno dei partiti sarebbe un disastro.

Mario Monti potrebbe essere il nome giusto?

Avevamo due personalità che potevano essere spese a livello internazionale. Una era Mario Draghi, che ora ha assunto un ruolo importantissimo alla Bce. Monti potrebbe essere, ma non lo si può mandare allo sbaraglio. Per fare il governo tecnico c’è l’ostacolo dei numeri in Parlamento.

Ammettiamo che l’ostacolo venga superato, cosa dovrebbe fare questo nuovo governo?

Le ho già detto che non sarò certo io a suggerire i provvedimenti giusti. Non ho nulla da insegnare a nessuno.

E se a chiedergli una mano fossero di nuovo i suoi vecchi amici del Pd?

Figuriamoci, quando uno è fuori è fuori. In questi giorni, anzi, ho già parlato anche troppo.

Appunto…

A Bologna si parla d’altro, mi creda.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
novembre 3, 2011
Interviste