Merkel-Macron: ognuno per sé e l’Europa aspetta

Frena anche Merkel – L’Europa mai nata promessa da Macron

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 22 aprile 2018

Quando un anno fa Emmanuel Macron vinse le elezioni in Francia si aprì un periodo di speranza per tutti coloro che credevano nel futuro dell’Europa, dato che tutta la sua campagna elettorale era stata coraggiosamente fondata sulla scelta di affidare il nostro futuro non alla debolezza delle singole nazioni ma alla forza di un’Unione Europea finalmente capace di inserirsi tra gli Stati Uniti e la Cina nella grande sfida della globalizzazione.

Si pensava correttamente che il motore Franco-Tedesco avrebbe potuto funzionare in pieno con unità di intenti. Ci si attendeva che la Germania, riassicurata dalla nuova politica francese, avrebbe mitigato la sua linea  di austerità e avrebbe dimostrato maggiore apertura riguardo alla costruzione di una politica economica comune.

Quanto alla Francia il combinato disposto fra l’arrivo di Macron e l’uscita della Gran Bretagna avrebbe offerto ai nostri cugini d’oltralpe l’occasione per farsi promotori di una politica estera e di difesa comune. La Francia rimane infatti l’unico paese europeo a possedere armamenti nucleari e a potere esercitare il diritto di veto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Non ci attendevamo certo che queste prerogative fossero trasferite all’Unione Europea ma che fosse interesse della Francia e dell’EU esercitarle con un progressivo processo di consultazione e di coordinamento con gli altri paesi europei. Si pensava, in estrema sintesi, che nel motore franco-tedesco il pistone francese avrebbe guidato la costruzione della politica estera comune e il pistone tedesco la politica economica comune.

Fino ad ora le cose non sono andate proprio così. Nel campo della politica estera la Francia ha proceduto seguendo i tradizionali interessi nazionali senza minimamente considerare, nemmeno in via consultiva, gli altri paesi europei.

Per noi italiani è sufficiente ricordare la politica francese in Libia e, più recentemente, le contraddizioni nei confronti della richiesta di una pur limitata nostra presenza in Niger. Si può anche richiamare alla mente il caso del Libano, dove il massimo sforzo per il mantenimento della pace è sostenuto dalle truppe italiane.

Ebbene nella recente crisi politica che ha portato il primo ministro libanese a rifugiarsi in Arabia Saudita, la pur opportuna azione di ricomposizione degli equilibri politici libanesi è stata ovviamente portata avanti senza consultarci. Si può anche spiegare tutto questo sottolineando semplicemente la debolezza dell’Italia.

Diventa però più difficile dare la stessa spiegazione per il caso della Siria, dove la Francia ha deciso di intervenire con un’azione militare senza per nulla coinvolgere la Germania. Pur essendo stato eletto sulla base di una piattaforma europea non abbiamo finora visto nulla di europeo nella politica estera di Macron, nonostante questo sia un settore nel quale la Francia ha un ruolo di effettiva leadership in Europa.

Simmetrica appare la risposta della Germania proprio nel campo in cui essa è leader, cioè l’economia. Eravamo infatti convinti che il nuovo governo tedesco, soprattutto per la presenza dell’ex Presidente socialista del Parlamento Europeo Martin Schulz, avrebbe appoggiato le riforme dell’Eurozona opportunamente proposte e sostenute da Macron. In poche settimane anche questa prospettiva è caduta. I socialisti hanno mandato al governo l’onorevole Scholz invece dell’onorevole Schulz (sembra quasi uno scherzo del vocabolario) ed il nuovo ministro si è subito accordato con i democristiani e i bavaresi nel respingere i capitoli  fondamentali dell’agenda di Macron.

Con amara ironia si può osservare che, riguardo alla politica economica europea la Signora Merkel, pur non avendo dato segni di  cambiamento, si colloca ormai nell’ala sinistra del governo, socialisti inclusi. Quindi niente progetti di assicurazione dei depositi bancari, nessuna ipotesi di bilancio comune europeo e nessuna estensione dei meccanismi di stabilità. Sostanzialmente niente di niente. Alla fine Francia e Germania si comportano come i famosi coniugi che non potevano avere figli perché lei lavorava di giorno e lui faceva la guardia notturna.

Due giorni fa la Cancelliera Merkel e il Presidente francese si sono ancora una volta incontrati a Berlino. Non vi è stato alcun passo in avanti ma i due leader si sono impegnati a preparare con cura il vertice europeo di giugno. Dato che questo prossimo appuntamento si svolgerà in un periodo in cui il giorno è molto più lungo della notte, speriamo che questo fenomeno che la natura ci regala permetta loro di lavorare qualche ora nello stesso orario, magari in sintonia, e di produrre quindi buoni frutti.

 

 

 

 

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
aprile 22, 2018
Articoli, Italia