La scommessa di Parigi sul futuro dell’Europa

I nuovi equilibri – La scommessa di Parigi sul futuro dell’Europa

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 7 maggio 2017

In queste ore i francesi stanno andando alle urne dopo una campagna elettorale imprevista ed imprevedibile. Una campagna elettorale che ha assistito alla sparizione dei partiti tradizionali e che si è conclusa con una sfida finale fra un candidato di centro che non aveva mai partecipato ad alcuna competizione elettorale e una candidata dell’estrema destra che si oppone con ogni forza al sistema esistente.

Il Partito socialista, che nelle scorse elezioni era stato in grado di eleggere il Presidente della Repubblica, è ridotto ad una esigua minoranza mentre poco migliori sono le condizioni della destra, falcidiata dalle liti interne e da violazioni etiche prima accettate e oggi non più accettabili.

Se le previsioni degli analisti politici si dimostreranno corrette (ed io personalmente lo spero) questa sera avremo un presidente che, fino ad un anno fa, non aveva alcuna visibilità politica. Naturalmente non è certo che le previsioni si avverino, come è avvenuto per la Brexit e per l’elezione di Trump ma, in questo caso, la distanza nelle analisi demoscopiche si aggira attorno ai venti punti, per cui è molto probabile che Emanuel Macron diventi oggi stesso Presidente della Repubblica Francese. Solo una massiccia astensione può infatti portare al successo elettorale di Marine Le Pen. Il che è possibile ma non probabile.

In ogni caso dobbiamo in primo luogo riflettere sul fatto che, anche in presenza di una frammentazione politica non inferiore a quella italiana, questa sera sapremo con certezza il nome del massimo responsabile della politica francese per i prossimi cinque anni. Questo obiettivo, fino a qualche tempo fa, veniva proclamato come sacro e necessario anche per il nostro paese, ma dobbiamo constatare che questa sacralità e questa necessità sembrano essere oggi relegate in secondo piano.

Affinché il grande potere del nuovo presidente francese possa essere esercitato in pieno il vincitore si troverà di fronte all’ostacolo di conquistare la maggioranza dei seggi nelle elezioni legislative del prossimo giugno. Obiettivo che tuttavia viene reso meno difficile per chi partecipa alla sfida delle elezioni legislative come presidente della Repubblica.

Oggi in Francia non si scontrano solo due diverse personalità con due diversi programmi ma due France fra di loro contrapposte.
Macron ha presentato agli elettori un programma per un paese aperto al mondo e fondato su una sempre più stretta cooperazione europea sia nel campo economico che nella politica sociale e ambientale. È importante notare che mai un candidato alla presidenza francese si era presentato con un programma così filo-europeo. Su questo tema Macron ha fatto la scelta estremamente coraggiosa di non annacquare l’obiettivo di volere un’Europa sempre più unita e solidale. Ha esplicitamente proposto una politica fiscale comune, un ministro delle finanze comune, gli Eurobond e l’Unione bancaria. Egli sa benissimo che, almeno nella presente fase storica, i tedeschi ben difficilmente accetteranno una politica fiscale comune e l’emissione di strumenti di debito comuni ma, con queste idee così avanzate, Macron ha proposto se stesso come il potenziale aggregatore di una nuova politica europea e, nello stesso tempo, si è costruito una forte posizione negoziale di fronte alla Germania.

Le Pen, all’opposto, propone una Francia protetta da barriere doganali, chiusa nei confronti della libera circolazione delle persone, vigile contro l’eccessivo uso della lingua inglese e in uscita dall’Euro. Anche se, negli ultimi giorni della campagna elettorale, la proposta di un’uscita immediata dalla moneta comune è stata ammorbidita da una prospettiva meno drastica ma non facile da mettere in pratica. L’obiettivo di Marine Le Pen non sarebbe più quello di ritornare in modo esclusivo al franco francese ma di limitare la competenza dell’Euro alle transazioni internazionali e ai rapporti economici fra gli Stati, lasciando alla moneta nazionale le transazioni domestiche.

A parte i toni degni della peggiore campagna elettorale (perfino il Papa ha dovuto esprimere la sua riprovazione) è interessante notare come la piattaforma programmatica del Fronte Nazionale si sia evoluta negli ultimi tempi, attenuando il peso delle proposte in qualche modo eversive e rinnovando invece con forza il mito dei valori francesi tradizionali contro la globalizzazione e il mondo finanziario.

Un’evoluzione che ha ha permesso al Fronte Nazionale di conquistare la maggioranza assoluta delle preferenze dei lavoratori manuali e delle categorie più disagiate.

Se sarà perdente alle elezioni, Marine Le Pen trarrà quindi profitto dell’indebolimento dei partiti tradizionali per presentarsi, cercando di imitare quanto ha fatto De Gaulle, come l’erede unico dei valori della Francia profonda.

Il probabile Presidente Emanuel Macron dovrà quindi, durante tutto il suo mandato, operare con decisione per mettere in atto un’azione vigorosa di ripresa dell’iniziativa francese sia nella politica nazionale che in quella europea perché, altrimenti, la vittoria di Marine Le Pen nelle elezioni presidenziali del 2022 sarà inevitabile.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
maggio 7, 2017
Articoli, Italia