Serve concertazione: condividere lo sforzo è un plus per il Paese

Concertazione: Prodi, condividere sforzo puo’ essere un plus per il Paese

(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Roma, 12 lug – “Quando ci sono le trasformazioni da fare avere chi comprende la necessita’ dello sforzo diventa un plus per il Paese”. Cosi’ l’ex premier Romano Prodi parlando del ruolo dei sindacati e della concertazione in un intervento sugli scenari di politica industriale al convegno East Forum 2012 di UniCredit.Prodi appare pessimista sugli scenari della crisi: “se continua cosi’ noi non ce la facciamo; tutti i paesi del mondo tranne Stati Uniti e Cina hanno perso sovranita’ economica”. Prodi fa l’esempio della Gran Bretagna costretta a politiche restrittive anche se non fa parte dell’eurozona.La causa e’ “la finanza speculativa che crea disordine economico”.

Ggz (RADIOCOR) 12-07-12 11:17:03 (0159) 5

 

Crisi: Prodi, politica industriale seria chiede impegno enorme

(AGI) – Roma, 12 lug. – “La politica industriale, quella seria e decente che nessuno puo’ criticare, richiede un impegno enorme nello sviluppo del paese”. E’ quanto ha affermato l’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, nel suo intervento allo “East Forum 2012” dedicato alla politica industriale. Nel far presente che la politica industriale nel mondo si e’ trasformata, l’ex presidente della Commissione europea ha osservato come “il primo problema che abbiamo di fronte e’ che dobbiamo creare una ‘supply chain’ (una catena di offerta, ndr) in Europa che ha perso la bussola e non ha piu’ l’omogeneita’ della struttura produttiva”. “Abbiamo perso il senso che ambiente e contorno devono agire sempre insieme. Mancano le conoscenze delle dinamiche sul futuro del settore. Questo discorso lo fanno soltanto le societa’ finanziarie – ha rilevato Prodi – in funzione del business e non dello sviluppo”. Per l’ex premier italiano, “una politica industriale deve ricomporre questo sistema e creare sinergie che sono essenziali e indispensabili per il futuro. Serve una struttura di coordinamento europea, strutture di ricerca e una spesa tre volte tanto per scuole tecniche e professionali”. (AGI) .

 

Imprese: Prodi, passaggio generazionale spesso una tragedia in Italia

(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Roma, 12 lug – Il passaggio generazionale nelle aziende familiari in Italia “e’ spesso una tragedia, abbiamo perso grandi aziende per liti tra cognati” osserva l’ex premier Romano Prodi nel suo intervento al convegno East Forum di Unicredit. Prodi parla di politica industriale da cambiare profondamente nella Ue e nell’Italia. “Un modello industriale e’ finito” oserva Prodi che nota come non ci sia piu’ la nascita spontanea, “la gemmatura” di imprese e questo soprattutto a causa delle difficolta’ poste dall’innovazione tecnologica. Una soluzione e’ “la creazione di strutture di ricerca e innovazione che possano iniettare nelle imprese una capacita’ di crescita”.

Ggz (RADIOCOR) 12-07-12 11:05:50 (0150) 5 NNNN

Prodi, neanche la Germania da sola ce la fa
12 luglio, ore 13:11 “Se si dovesse dissolvere l’euro riuscirebbe la Germania -si chiede l’ex premier – a creare da sola un cluster nel mondo?”

(Adnkronos) Roma, 12 lug. – Di fronte a questa situazione economica “neanche la Germania, da sola, ce la fa”. Lo sostiene l’ex presidente della Commissione Ue ed ex Premier, Romano Prodi, intervenendo all’East Forum 2012 organizzato da Unicredit.

“Se si dovesse dissolvere l’euro riuscirebbe la Germania -si chiede Prodi- a creare da sola un cluster nel mondo?”. “Se guardiamo le cifre e i numeri -conclude l’ex presidente del Consiglio- non ce la possono fare da soli ma hanno bisogno di Italia, Spagna e altri paesi”.

“La politica industriale, quella seria e decente, che nessuno puo’ criticare, richiede un impegno enorme nello sviluppo del paese”. Lo afferma l’ex presidente della Commissione Ue ed ex premier Romano Prodi intervenendo all’East Forum 2012 organizzato da Unicredit.

Secondo Prodi “il primo problema che abbiamo e’ che dobbiamo creare una supply chain in Europa la quale ha perso la bussola e non ha piu’ omogeneita’ della struttura produttiva”. “In Italia, invece, – continua l’ex presidente del Consiglio – abbiamo perso il senso che ambiente e contorno devono agire sempre insieme, mancano le conoscenze di dinamiche sul futuro del settore industriale, e questo lo fanno soltanto le societa’ finanziarie in funzione di business e non dello sviluppo organico”.

Prodi sottolinea quindi che “occorre una politica industriale che deve ricomporre il sistema e creare sinergie essenziali e indispensabili per il futuro. Questo si fa con un coordinamento europeo, implementando le strutture di ricerca e, in Italia, con una spesa tre volte tanto per scuole tecniche professionali”.

 

East Forum, Prodi: “Rilanciare una politica industriale a livello europeo”

(FirstOnline) – L’ex presidente del Consiglio ha insistito sull’importanza di una politica industriale comune per rilanciare l’Europa intervenendo all’East Forum 2012 organizzato da Unicredit – Di fronte alla crisi “neanche la Germania ce la fa da sola” – L’Italia deve “incentivare le imprese che crescono: le piccole aziende falliscono a causa di litigi tra cognati”.

Serve “una politica industriale dotata di una struttura di coordinamento europea, che dia maggiori risorse alla ricerca e offri una spesa almeno tripla nelle scuole tecniche e professionali”. Questi gli ingredienti per rilanciare le imprese e dare ai giovani gli strumenti adeguati per diventare imprenditori ora che la “gemmatura” spontanea di imprese è impensabile data la complessità della tecnologia. Così l’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi ha aperto i lavori all’East Forum 2012, la giornata di dibattiti organizzata da Unicredit e dall’Ocse e che quest’anno è dedicata alla politica industriale. “L’impresa è di proprietà privata ma è un bene pubblico” per questo vanno incoraggiate quelle che crescono e che sono sostenibili nel lungo periodo. “Nelle imprese familiari alla prima generazione si osservano spesso catastrofi: abbiamo perso ottime imprese per i litigi tra cognati”. E non è più possibile continuare su questa strada.

L’ex-premier ha spiegato che il problema della mancanza di competitività dell’Europa di oggi si deve combattere con una politica industriale più omogenea e mirata. I Paesi asiatici, Cina in primis, non sono più luogo di delocalizzazione per i bassi costi del lavoro, ormai quasi simili ai livelli occidentali, ma è la “supply chain e l’integrazione della struttura produttiva che offrono a questi Paesi il vantaggio competitivo”. E’ questo che manca all’Europa: “Dobbiamo creare una una supply chain e ritrovare un’omogeineità nella struttura produttiva. Abbiamo perso il senso che imprese e contorno debbano vivere insieme. Manca l’attitudine a un’analisi dinamica di quello che sarà l’impresa o il settore nel futuro. Questo tipo di studi viene fatto soltanto dalle società finanziarie e in funzione del business, non certo per uno sviluppo industriale organico”. E del mondo finanziario Prodi non ha dipinto un’immagine troppo positiva. “La dimensione della finanza speculativa è diventata così grande che tutti i Paesi hanno perso la propria sovranità”, ha detto l’ex premier. Si salvano gli Stati Uniti e la Cina, tutti gli altri scelgono le loro politiche perché terrorizzati dallo spread.

A discutere con Prodi anche il professore della London School of Economics (Lse) Robert Wade e lo spagnolo Xavier Vives che insegna allo Iese di Barcellona. L’accademico britannico ha ricordato che la crisi finanziaria europea ha messo in dubbio le teorie neoclassiche che, rifiutando ogni intervento dello Stato, vedono nella politica industriale un necessario fallimento. Ma la differenza è più sottile: bisogna fuggire quelle politiche industriali che consistono semplicemente in politiche militari e creazioni di campioni nazionali e focalizzarsi sullo sviluppo di un quadro generale di governo, interventi sul capitale umano, infrastrutture ed educazione in primis, e su alcuni settori strategici.

Durante la mattinata è stata chiamata in causa la Cina come esempio di politica industriale organica ed efficiente. Tuttavia Prodi preferisce guardare alla vicina Germania: lì esiste un Fraunhofer institute che ogni anno concede 2 milioni di euro per progetti innovativi. E’ lo Stato che fornisce credito alle imprese, che gestisce in modo adeguato i brevetti e agevola i rapporti tra imprese e banche. Questo è il tipo di politica industriale a cui ispirarsi. Tuttavia, di fronte a un mondo globale così competitivo, “neanche la Germania da sola ce la fa”, ha detto l’ex-premier. “E infatti la Confindustria tedesca è molto più cauta della Bundesbank” nelle sue esternazioni anti-euro. “In Germania si chiedono se riusciranno a creare da soli un cluster che li fa protagonisti del mondo” ma il professore bolognese sembra abbastanza scettico all’idea.

Infine l’ex presidente del Consiglio ha esortato i suoi colleghi economisti a sporcarsi le mani nel mondo reale. “Negli utlimi anni si è osservato sempre di più una discrepanza tra teoria e realtà: a livello accademico si è abbandonato lo studio applicato perché una teoria dominante ha preteso di dimostrare che le politiche industriali sono sempre sbagliate”. Questa tendenza deve essere invertita.

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