Prodi: ora basta con la follia, l’Europa non è al collasso

Prodi: ora basta con la follia, ma l’Europa non è al collasso
«La speculazione internazionale approfitta dell’assenza della politica»

Intervista di Raffaella Cascioli e Mariantonietta Colimberti a Romano Prodi su Europa quotidiano del 29 aprile 2010

«L’Europa non è al collasso, ma certo occorrerebbe uno psichiatra per l’Unione. In realtà non c’è alcun elemento per cui si possa collassare ». Romano Prodi, già presidente della Commissione dell’Unione europea, risponde così a chi crede, come l’economista francese Jean-Paul Fitoussi, che stia crollando il disegno europeo.

Eppure, professore, qualche scricchiolio sinistro si avverte non foss’altro per una mancanza di unità di vedute tra i paesi dell’euro sugli aiuti alla Grecia.

Disastri in questa discordanza politica ne sono già stati prodotti abbastanza, speriamo che quello schema di intervento elaborato, che era così elementare e così semplice, possa essere messo in atto. D’altra parte questa non è una tempesta che viene dall’interno dei paesi dell’Unione europea, quanto piuttosto è una tempesta originata dalla speculazione internazionale che approfitta dell’assenza della politica.

La tempesta trova un’Europa incompiuta e, per certi aspetti, anche indifesa. Non crede che mai come oggi si avverta l’esigenza di un governo politico dell’economia?

All’epoca della costruzione dell’euro, la commissione da me presieduta ha proposto e lavorato per mesi affinché, accanto a un’autorità di politica monetaria come la Banca centrale europea, fosse prevista un’autorità capace di coordinare la politica economica.

Un’autorità che avesse il compito di monitorare i comportamenti dei singoli paesi, di sanzionare quelli non corretti, di operare una manutenzione preventiva e suggerire le norme da prendere qualora si fosse cominciato a deviare. Insistetti a lungo sulla necessità di dotare l’Unione europea di strumenti di intervento in grado di fronteggiare eventuali terremoti. Purtroppo allora non c’era la volontà politica per andare più avanti della moneta unica.

Non c’era allora, ma non c’è stata fino ad oggi. Neanche con la crisi finanziaria di due anni fa…

Contavo e speravo che questo sarebbe avvenuto più avanti, ma così non è stato.

Crede che sia giunto quindi il momento per procedere a una maggiore integrazione europea?

Mi auguro di sì, ma non vedo segnali promettenti in materia. Oggi abbiamo strumenti parziali anche se la crisi dovrebbe insegnarci a mettere in atto strumenti generali.

Quali paesi sono oggi più responsabili se ciò non accade?

In questo momento l’attenzione si accentra sulla Germania che non vuole organizzare insieme agli altri paesi un’operazione comune e, più degli altri, ha contribuito a esasperare la situazione perché la sua opinione pubblica è convinta di dover sostenere tutto il peso del danno prodotto dall’atteggiamento greco. Purtroppo il dramma delle democrazie di oggi è quello di guardare al breve periodo e di non curare gli interessi di lungo periodo.

Giudica, dunque, positivamente l’atteggiamento del governo italiano sugli aiuti da dare alla Grecia?

Il problema non è l’atteggiamento. L’intervento è necessario e nel pacchetto di aiuti ipotizzato Francia, Italia e gli altri paesi hanno proposto il loro contributo.
Tuttavia, è chiaro che se non c’è la Germania è difficile che si possa parlare di un successo dell’intervento stesso.

Crede sia possibile fermare gli attacchi speculativi?

È alla portata delle nostre capacità di oggi. Tuttavia, se si continua con la follia la situazione si aggrava.

La moneta unica potrebbe essere a rischio?

No, non credo proprio. Se si resta uniti l’euro non è aggredibile. D’altra parte tutti sono aggredibili se sono divisi.
In realtà l’esempio del deficit non lo danno i paesi dell’Unione europea in media quanto piuttosto arriva dalla Gran Bretagna che ha un deficit simile a quello greco e dagli Stati Uniti che pure hanno un deficit superiore al 10%. Se si pensa che l’economia greca rappresenta una piccola parte del Pil europeo, si capisce che il problema non è la dimensione dell’intervento, visto che sarebbe minore dei piani di salvataggio fatti per singoli istituti bancari, ma la volontà politica.

Raffaella Cascioli e Mariantonietta Colimberti

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
aprile 29, 2010
Interviste