La strategia di Prodi sulla Cina “Non chiediamo di rivalutare. E nel commercio la situazione è migliore di quanto si pensava”

Articolo di Marco Del Corona su Il Corriere della Sera del 16 marzo 2010

La strategia di Prodi sulla Cina “Non chiediamo di rivalutare”

“E nel commercio la situazione è migliore di quanto si pensava”

Pechino – Quando l’America chiede a Pechino di apprezzare il renminbi, a Pechino non ride nessuno. Ma ieri un sorriso è scappato a Romano Prodi: “Quanto più alto è il rango del politico che chiede alla Cina di rivalutare la sua moneta, tanto maggiore sarà il ritardo con cui Pechino deciderà se rivalutarla. Se ne potrebbe ricavare perfino una formula matematica…”. Dunque, una Cina sempre più calata nel suo ruolo di attore decisivo sulla scena mondiale non può accettare che la sua agenda sia dettata da altri Paesi. “Il G20 è l’effetto, la conseguenza politica” di un processo che vede la Repubblica Popolare aver voce in capitolo anche in virtù dell’imponente quota di debito americano che controlla.

Cambio bloccato Sono 6,83 gli yuan necessari per un dollaro Usa. Dalla metà del 2008 Pechino avrebbe bloccato il cambio per far fronte al calo di esportazioni cinesi dovuto alla crisi. Ne risulterebbe una sottovalutazione del 9,9%, secondo una stima della Bank of America. Fino al 40%, secondo altre fonti Usa

Le parole dell’ex presidente della Commissione europea risuonano il giorno dopo l’ennesimo “no” opposto agli Usa da Wen Jiabao durante la conferenza stampa di chiusura dei lavori del Congresso nazionale del popolo (il Parlamento). Prodi ripercorre le parole del premier cinese e resta convinto che “finché si ripeteranno queste richieste, la rivalutazione del renminbi non avverrà mai”. Reduce dalle lezioni tenute alla China Europe International Business School di Shanghai, il Professore ha parlato ieri davanti ai membri della Camera di commercio europea. La quale, pur apprezzando l’impegno di Wen a facilitare l’accesso delle aziende straniere al mercato cinese, aveva di recente denunciato il protezionismo nascosto (in leggi, regolamenti, vincoli) messo in atto dalle autorità cinesi, peraltro molto attive nell’accusare a loro volta americani ed europei di protezionismo.

Prodi, in questo, sembra andare controcorrente. Sdrammatizza. “Pur in un contesto di crisi, il numero delle controversie – ha spiegato rispondendo al Corriere – non è significativamente aumentato. Ci sono casi circoscritti. Gli interessi per i commerci prevalgono: forse sono troppo ottimista ma la situazione è meglio di quanto si potesse immaginare”. Intervistato dal Global Times, quotidiano ufficiale dai toni spesso accesamente critici verso l’Occidente, l’ex presidente del Consiglio aveva raccomandato di tamponare l’impatto delle dispute commerciali “lavorando con gli strumenti che abbiamo. C’è la Wto, guidata da persone sagge e rispettate da tutti, ma dobbiamo dargli più fiducia… Andando oltre un certo numero di liti, Cina ed Europa faranno male a se stesse, e lo stesso vale per Cina e Usa”.

L’Europa è ovviamente un tema caro a Prodi. A fronte dell’imporsi della Cina, più che mai “dobbiamo essere uno, o diventeremo irrilevanti e poi spariremo”. Il rapporto della Cina con la Ue è fatto “di sentimenti misti”, un legame contraddittorio. Prodi ama ricordare l’impressione che la nascita dell’euro e la sparizione del franco francese e del marco suscitarono nelle stanze del potere di Pechino (“Ma non mi dissero nulla della lira”, sorride ancora). Accanto, resiste a Pechino la coesistenza di due atteggiamenti: “L’interesse indubbio per l’Unione, da una parte. Ma, dall’altra, anche il fatto che dividere i Paesi èmeglio”, ovvero l’inclinazione della diplomazia cinese a privilegiare i rapporti bilaterali con i singoli Stati membri anziché una relazione con la Ue nel suo complesso.

In ogni caso, la lezione europea ha qualcosa da seminare anche in Oriente: “Gli studenti mi ascoltavano sbalorditi quando facevo notare come le relazioni tra Francia e Germania storicamente non fossero meglio di quelle Cina-Giappone. E invece adesso c’è la sinergia tra Berlino e Parigi. L’Europa è un laboratorio”. Anche la Cina stessa sperimenta una crescita di proporzioni, tempi e modi senza precedenti. Il Professore conosce le inquietudini della leadership di Pechino. Così succede che negli interventi di Wen Jiabao davanti ai delegati del Parlamento Prodi abbia identificato quelli che considera i punti chiave dell’approccio del premier cinese: “L’enfasi sulla lotta alla corruzione e sull’uguaglianza da raggiungere nel Paese”.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
marzo 16, 2010
Interviste