La via d’uscita passa attraverso una azione comune di Francia, Italia e Spagna

Prodi: alleanza Francia-Italia-Spagna per un’Europa diversa. Tredicesimo Foro italo-spagnolo organizzato dall’Arel

Articolo su Europa Quotidiano del 9 dicembre 2013

Non è qui per parlare delle primarie, Romano Prodi, e infatti non ne parla. È venuto al tredicesimo Foro italo-spagnolo per il legame che da sempre ha con l’Arel, l’Agenzia di ricerche e legislazione fondata nel 1976 da Nino Andreatta e successivamente guidata da Enrico Letta, che si è dimesso da ogni carica andando a palazzo Chigi, ma che in serata passerà per un saluto prima di partire per Johannesburg. L’Arel, insieme al Cidob spagnolo, organizza il Foro dal 1999.

Parla dell’Europa, l’ex presidente della Commissione Ue, inizia con un sorriso («Per venire qui mi sono messo la cravatta della presidenza spagnola, di tanti anni fa») ma il suo discorso è molto preoccupato.

Perché il clima in Europa è cambiato da quando, presidente del consiglio, nel 1998 vinse la battaglia dell’euro.

«Poi sono arrivati gli anni della paura, paura dei cinesi, paura di tutto… Il rapporto tra i paesi è cambiato in favore della Germania. Da due pistoni – Francia e Germania – ne è rimasto uno solo, quello tedesco. I famosi vertici Merkel-Sarkozy… La Germania è l’unico paese che conta davvero. Questo cambia tutto il quadro europeo. Occorrerebbe la responsabilità dei paesi, ma quando il paese è uno solo la responsabilità si deposita su di lui».

«Se si rompesse l’euro – Prodi lancia l’allarme – nessuno si sogni di esportare più niente. Quando ho cominciato al mia carriera accademica, il rapporto lira-marco era 144,24; quando parlavo con Kohl, verso la fine degli anni Novanta, era oltre 700… Ecco perché ho voluto fortemente l’euro».

Prodi insiste sul problema dell’indebolimento delle istituzioni europee, della commissione ma anche del parlamento. Il nuovo programma della grande coalizione tedesca non lo convince, non c’è nessun passo in avanti, spiega, sul pilastro da mettere intorno all’euro, «perché l’opinione pubblica tedesca pensa che ogni passo avanti dell’euro sia un regalo fatto agli altri». Questo, dice, è un problema politico di difficile soluzione. Siamo passati sempre di più in una dimensione intergovernativa. «Le forze centrifughe in Europa stanno aumentando di intensità, non si parla più di un’Europa… Ma di un’Europa con finalità diverse».

«Eppure ci sarebbe un enorme spazio per un’interpretazione più seria e più cooperativa dei trattati stessi. La Banca centrale europea, in teoria l’organo più tecnocratico, ha operato lo sblocco più forte».

La conclusione di Prodi è netta: «La via d’uscita non può che essere politica e deve passare attraverso una proposta concordata di Francia, Italia e Spagna. Perché abbiamo interessi simili, anche se ognuno tende ancora a distinguersi dagli altri». L’invito, dunque, alla Francia, perché aderisca a questa visione, mentre al momento sembra non pensare di staccarsi dall’asse franco-tedesco.

Il Foro continua con quattro gruppi di lavoro sui temi degli investimenti, finanza e credito; ricerca e capitale umano; immigrazione e sfida del Mediterraneo; infrastrutture materiali e immateriali. Domani la sessione finale con i ministri Carrozza e Giovannini e rappresentanti del governo spagnolo».

Oltre ai responsabili di grandi aziende italiane e spagnole, partecipano al foro esponenti del mondo accademico e giornalisti: tra loro Ferruccio De Bortoli, Filippo Andreatta, Andrea Pancani, Giulio Napolitano, Rainer Masera, Carlo Dell’Aringa.

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