La passione di Omar Calabrese alle radici dell’Ulivo

“Ricordo Omar Calabrese con affetto e con gratitudine. Abbiamo condiviso le importanti prime riflessioni sull’Ulivo e le prime fasi della sua costruzione. Il contributo di Omar e’ stato fondamentale perche’ ha messo generosamente a disposizione la sua professionalita’ e la sua passione. Mi unisco al dolore dei suoi familiari e di tutti i suoi amici”.

Romano Prodi

 Così Arturo Parisi ha voluto ricordare Omar Calabrese

Grazie Omar, sull’Ulivo hai lasciato il segno

Non ci sono fatti che possano raccontare una persona, né segni che possano dire di una vita. Vero per tutti, non è meno vero per chi, come Omar Calabrese, alla lettura dei segni ha dedicato la sua vita. È tuttavia ad un segno che è legato, il nostro incontro, l’intersezione delle traiettorie delle nostre vite. Ora so, purtroppo, per sempre. Questo segno è l’Ulivo. Fu l’Ulivo a farci incontrare. L’Ulivo come sogno di un nuovo inizio, l’approdo maturo di una generazione che l’aveva troppe volte rinviato attraverso i movimenti dei decenni passati e ora lo trovava finalmente attorno alla domanda della soluzione concreta dei problemi di tutti e di ognuno.

L’Ulivo come segno. Fu Omar a indirizzare la fantasia e la mano di Andrea Rauch precipitando in una immagine, una idea e un nome che avevamo cercata invano per mesi. Ma prima ancora l’Ulivo come progetto che si faceva programma. Fu Omar ad aiutarci a trovare le parole del libretto verde per dire le 88 “tesi per la definizione della piattaforma programmatica presentate da Romano Prodi” come con sadismo accademico titolammo il prodotto del gruppo coordinato da Andrea Papini.
È nella leggerezza e nella concretezza delle parole che lui ci regalò, oltre che nella esattezza delle foglie d’Ulivo, che mi piace cercare e ritrovare il suo sorriso amico. Vorrei rileggerle tutte e 88. Le elezioni ad armi pari. Candidature trasparenti. Meno leggi, fatte meglio. Un governo che governa. E ancora tante altre. Una Europa più unita, una Europa più grande. Un’Italia che sa, un’Italia che vale. E altre ancora. Poter uscire tranquillamente la sera. La famiglia come ricchezza civile. Rileggerle per ritrovare lui e allo stesso tempo il tempo perduto.

Questo fu per me Omar. Quello che salutò con noi la prima fioritura. Ma anche quello che con noi patì la prima gelata. Quello di Bologna. Ma anche quello di Gargonza. L’Omar che partecipò agli anni del movimento, ma anche l’Omar che come consigliere per l’informazione e l’editoria ci fu vicino nella azione di governo.

Quello della parola, ma anche quello del canto. Ti ricordi Omar la notte nella tua Gargonza? Anche nella notte più scura l’eco della nostra giovinezza, e la mattina alzarsi ancora una volta con ostinazione “la canzone popolare”.

We shall overcome, Omar. We do believe. We shall overcome, some day.

Arturo Parisi

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
aprile 1, 2012
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