L’Italia si dovrà preparare a un anno col segno meno. Nessuna crescita senza un nuovo patto europeo

Prodi lancia l’allarme recessione Critiche a Merkel: “Troppo maestrina”
Il professore agli studenti: “Il prossimo anno per l’Italia avrà il segno meno. Ma il nostro paese i compiti a casa li ha fatti”. Poi un pensiero agli indignati: “Difficile dire dove possano arrivare, ma pongono un tema vero: la redistribuzione del reddito che è diventata troppo iniqua”

Articolo di Luca Bortolotti su La Repubblica del 21 dicembre 2011

Cara Merkel, basta con questo linguaggio da maestrina: l’Italia i compiti a casa li ha fatti, ora semmai ci manca il tempo per giocare, e questo resterà un problema per il futuro”. Romano Prodi oggi era a Bologna per augurare buon Natale agli allievi della scuola per manager Alma Graduate, in un inconsueto appuntamento alle 7,30 del mattino, e ha colto l’occasione per scattare un’istantanea della situazione economico-politica che ha segnato il 2011 e guardare verso il 2012.

“L’Italia si dovrà preparare a un anno col segno meno, probabilmente peggiore del -1,3% preventivato”, avverte il Professore. “I primi due trimestri del 2012 sono già pregiudicati. Difficile pensare al ritorno a una fase di crescita senza un nuovo patto europeo”. Un’Europa che Prodi vede “percorsa da divisioni che le impediscono di avere il ruolo che le sarebbe richiesto, quello di proporre riforme in un mondo in cambiamento”, tra una Germania “troppo forte per l’Europa e troppo debole per il mondo” e un’Italia “che ha difficoltà a trovare la sua posizione in un direttorio sempre più a due (Francia e Germania, appunto, ndr)”.

Le elezioni in Francia e, soprattutto, Usa, che segneranno il 2012, pur “simbolo di una politica ossessionata dal voto, che pensa più alle tornate elettorali che a governare i paesi”, potrebbero aiutare l’Europa e la sua economia. “Obama è preoccupato che la crisi dell’eurosi rifletta sul voto americano, e perciò l’America si sta adoperando per aiutare la nostra moneta”.

Un pensiero anche al movimento degli Indignados: “Non si capisce bene dove possa arrivare; a differenza dei movimenti degli anni ’60-’70 non hanno leader, filosofi di riferimento, anche i loro cantanti sono gli stessi delle vecchie contestazioni. Ma non si ferma, perché è legato al problema della redistribuzione del reddito, che è diventata sempre più iniqua dagli anni ’80 ad oggi”.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
dicembre 21, 2011
Italia