25 vertici europei non hanno risolto la crisi greca. In Cina si chiedono che intenzioni abbiamo

Viaggio in Cina
DA ATENE A PECHINO, LA CRISI GLOBALE

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 27 maggio 2012

Vedendo quello che capita oggi nel mondo non è difficile capire che cos’è la globalizzazione. La spiegazione può essere racchiusa in un esempio del tutto elementare. Basta constatare come la Grecia, Paese di peso economico assai secondario e con una modesta base demografica, anche se di antichissima tradizione culturale, abbia messo in crisi l’intera Europa, con il suo mezzo miliardo di abitanti.

La crisi europea, aggravata da una cronica incapacità di prendere decisioni, ha a sua volta messo il freno all’economia americana, fino a provocare ripetute allarmate dichiarazioni nei confronti dei dirigenti europei da parte del presidente Obama. Anche perchè essi, con le loro liti e le loro divisioni, rischiano di fargli perdere le elezioni. Fino a pochi giorni fa ci si fermava qui perchè il nuovo protagonista dell’economia mondiale, cioè la Cina, sembrava proseguire immutata ed immutabile nel proprio cammino di sviluppo. Arrivati a Pechino ci si accorge invece che le cose non stanno così: la globalizzazione colpisce anche qui. Le statistiche di aprile ci mostrano infatti che, improvvisamente, il contagio è arrivato anche nel celeste impero.

Il flusso delle esportazioni si è improvvisamente rallentato per effetto del vistoso calo della domanda europea e americana. Da un aumento costantemente superiore a due cifre l’export cinese è cresciuto in aprile solo del 4 per cento e, di conseguenza, si è ridotta la corsa della produzione industriale e dei consumi energetici, a cominciare dall’elettricità, indice dell’andamento dell’economia molto più credibile delle statistiche sul Prodotto nazionale lordo. In pochi giorni le autorità cinesi hanno dovuto correggere le previsioni sulla crescita dell’anno in corso. Non si tratta di una correzione enorme, perchè il governo cinese ( di solito assai prudente nelle previsioni ) stima che si avrà uno sviluppo del 7 per cento, mentre la Banca mondiale propende per un punto in più. Siamo tuttavia abbastanza al di sotto dei valori a due cifre a cui eravamo abituati. Ben più importante è tuttavia notare che le autorità cinesi, valutando che la crisi europea ed americana durino a lungo, hanno immediatamente provveduto a rettificare alcuni dei più importanti obiettivi e strumenti della politica economica nazionale.

La strategia finora adottata prevedeva infatti di poter sostenere l’economia attraverso le esportazioni per il lungo periodo di tempo necessario a fare crescere la domanda interna. Un progetto che era previsto svilupparsi progressivamente nel tempo. Esso aveva in programma di dedicare una parte crescente di risorse per dare finalmente fiato ai consumi e alla costruzione dello stato sociale, ancora molto debole soprattutto nelle regioni periferiche. Di fronte ai nuovi dati di aprile, con la rapidità propria delle decisioni cinesi, si è ritornati ad incoraggiare gli investimenti, nella constatata impossibilità di far fronte alla crisi internazionale solo attraverso lo stimolo della domanda dei consumi interni. E’ stata perciò subito diminuita la riserva obbligatoria delle banche, che sono state inoltre incoraggiate ad allargare il credito agli investimenti delle piccole e medie imprese e delle grandi imprese pubbliche, mentre si è provveduto ad accellerare di nuovo i piani di costruzione delle grandi infrastrutture.

Gli investimenti finiranno perciò con l’assorbire ancora oltre la metà del Prodotto interno lordo. Il battito d’ala greco, ampliato dal vento europeo ed americano, ha perciò prodotto un necessario cambiamento di rotta anche al Dragone cinese. A partire dallo scorso anno esso lottava contro l’inflazione che in luglio aveva raggiunto il 6,5 per cento. Oggi esso dedica le sue energie a combattere la caduta della domanda estera in conseguenza della crisi mondiale che, anche secondo le parole del primo ministro Wen Jiabao, ha tutte le probabilità di durare a lungo.

L’unico aspetto consolante (si fa per dire) è che oggi tutti i media, tutti i politici e tutti gli esperti cinesi si interessano dell’Europa. Essi parlano della Grecia, con i suoi 10 milioni di abitanti, con maggiore coscienza di causa di quanta noi ne abbiamo nei confronti della Cina, con il suo miliardo e trecento milioni di cittadini. I cinesi tuttavia si chiedono, tra lo stupore e la curiosità, che cosa ha intenzione di fare l’Europa nel prossimo futuro.

Il fatto che non siano bastati 25 vertici al massimo livello per affrontare il problema greco è qui a Pechino assolutamente incomprensibile. Un’incomprensione che noi paghiamo naturalmente a caro prezzo, anche perchè essa contribuisce a focalizzare sempre più l’attenzione dei cinesi verso gli Stati Uniti, gettando un’ombra di scetticismo sul progetto dell’Unione Europea e dell’euro, che la Cina aveva in passato fortemente appoggiato, come strumento di equilibrio nei confronti dell’eccessivo potere del dollaro e, quindi, della politica americana. La globalizzazione quindi porta le sue conseguenze in tutto il mondo con una velocità senza precedenti.

Per essere rigorosi bisogna tuttavia riconoscere che una grande muraglia i cinesi l’hanno conservata, in quanto il loro sistema finanziario è protetto non solo da profonde diversità istituzionali, ma da una quantità di riserve talmente grande da metterla al riparo da ogni attacco speculativo.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
maggio 27, 2012
Italia