Il rischio di crescita senza lavoro in un’Europa senza anima

La crescita senza lavoro nell’Europa senz’anima

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 31 maggio 2015

Nella scorsa settimana si sono svolti i due più importanti appuntamenti dedicati all’ approfondimento dello stato dell’economia italiana: la Relazione annuale del governatore della Banca d’Italia e la relazione del presidente Squinzi di fronte all’Assemblea della Confindustria.

Tutti i commentatori hanno giustamente messo in rilievo il clima costruttivo e la mancanza delle polemiche che avevano invece spesso caratterizzato questi appuntamenti. I cenni di ripresa della nostra economia, anche se di dimensione quantitativa ancora inferiore a quelli dei nostri maggiori concorrenti, hanno portato infatti un nuovo clima di fiducia che nessuno oggi ha intenzione di frenare e che anzi tutti speriamo possa concretizzarsi in una crescita ancora maggiore in futuro, dato che il miglioramento della congiuntura non riguarda ancora tutti i settori e, tantomeno, tutte le imprese o la maggior parte dei consumatori.

La lettura di entrambi i documenti ci mette tuttavia di fronte al fatto che la loro parte più rilevante in termini quantitativi e dominante in termini politici è riservata all’Europa.

Un’Europa descritta come una realtà senz’anima e senza cuore perché resa miope da un riformismo eccessivo e da interessi nazionali esasperati. Un’Europa lenta, pesante e divisa che non è in grado di ripartire perché rimane affidata alla sola supplenza della BCE e non è in grado di ritrovare la visione dei padri fondatori.

Anche la ripresa italiana viene condizionata da questo quadro europeo, nel quale le regole di flessibilità sono ancora scarse e lente nell’applicazione e nel quale dominano ancora le differenze di opinione e le divergenze strategiche fra i diversi paesi.

Differenze e divergenze che sono emerse anche nel terzo importante appuntamento settimanale, cioè il summit dei ministri finanziari dei G7 di Dresda, dove i francesi hanno escluso l’ipotesi di un’uscita della Grecia dall’Euro e i tedeschi, per bocca del ministro delle finanze Shauble, hanno invece sottolineato soprattutto gli ostacoli e gli aspetti negativi delle trattative in corso.

In effetti il braccio di ferro continua ed il governo greco, pressato tra le sempre più difficili condizioni interne e la difficoltà di mantenere le impossibili promesse elettorali, dichiara di non essere in grado di impegnarsi sulle misure più necessarie ed urgenti ma anche più impopolari, e cioè la diminuzione delle pensioni e l’aumento dell’IVA. Un braccio di ferro che dura da mesi e che è ovviamente accompagnato dall’ulteriore deterioramento dell’economia ellenica. I depositi bancari continuano a fuggire con un ritmo sempre più rapido, che ha superato i sei miliardi di Euro nelle ultime settimane e che minaccia di diventare una valanga, essendo scappati in solo due giorni (mercoledì e giovedì ) ben 800 miliardi di Euro dai depositi delle banche greche.

Di fronte a questa situazione conta ben poco l’atto di buona volontà del FMI di concedere un ovvio dilazionamento dei 300 milioni di prestiti che dovrebbero essere rimborsati nei prossimi giorni, anche perché questa modesta decisione è stata accompagnata da un’intervista del direttore del FMI che, nella sostanza, ci dice che il problema greco è un problema europeo e che il Fondo è nato per aiutare i paesi più poveri in difficoltà e non è suo compito primario dedicare ingenti risorse al salvataggio di una nazione che appartiene ad una comunità ricca come quella europea.

Di fatto, al vertice di Dresda, tra la posizione ottimista del ministro francese Sapin e la consueta richiesta di una nuova politica greca da parte di Schäuble, la parola di buon senso è venuta dal segretario al Tesoro americano Jack Lew, che ha esercitato tutto il suo peso per favorire un accordo, portando avanti la motivazione vera ed elementare che questi continui ed inaccettabili ritardi rendono molto probabile un incidente tale da prospettare come inevitabile il fallimento greco.

“Fate presto perché il caso greco è una minaccia all’economia globale“: questa è l’essenza dell’intervento americano che, con queste semplici parole, ha indirettamente ricordato ai governanti europei che il piccolo caso greco è diventato grande solo a causa dei loro ritardi e delle loro esitazioni nel decidere una politica comune in materia.

In questo quadro è già molto che l’economia europea sia in ripresa anche se, secondo le parole del Presidente della Banca Centrale tedesca, in modo “modesto e disuguale.

La descrizione non potrebbe essere più esatta anche perché gli ultimi dati macroeconomici della Germania, pur senza alcun segnale d’allarme, non mantengono certo le speranze che il paese coltivava nei mesi scorsi.

Il basso prezzo del petrolio, il deprezzamento dell’Euro e la Politica della BCE continuano tuttavia a sostenere la pur modesta crescita europea in attesa che, a settembre, venga dato il via all’altrettanto modesto piano Juncker, che dovrebbe dare impulso agli investimenti comuni soprattutto nel settore delle infrastrutture e dell’innovazione. In questa “ripresina”, anche se con una velocità inferiore a quella della media europea, si è finalmente inserita anche l’Italia. I dati ISTAT dell’ultima settimana ci confermano la crescita positiva del trimestre scorso. Una crescita che si materializza soprattutto negli investimenti industriali e nel settore agricolo, mentre rimangono deboli i consumi e non riparte il settore terziario. Con un mercato del lavoro che mostra elementi di miglioramento qualitativo nell’aumento dei contratti a tempo indeterminato ma che, come scrive l’Istat, non offre ancora “chiari segnali di inversione di tendenza“.

Ho tuttavia paura che, se non avremo davvero un fortissimo ma improbabile salto in alto dello sviluppo, il problema del lavoro rimarrà a lungo drammatico non solo in Italia ma in tante parti del mondo. Il nuovo progresso tecnologico ci pone infatti sempre più di fronte alla prospettiva di una crescita senza occupazione. Questo è tuttavia un tema che richiede una riflessione del tutto particolare.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
maggio 31, 2015
Articoli, Italia