Il mondo vinca le paure con la politica

soldato cineseArticolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 24 gennaio 2010

I giornali di tutto il mondo hanno riportato a caratteri cubitali la notizia che il Prodotto nazionale lordo cinese ha superato quello giapponese e si colloca al secondo posto della classifica mondiale, dietro solo agli Stati Uniti.

Intorno a questa notizia i commenti stanno correndo a fiumi ma, prima di aggiungere i miei agli altri, trovo utile far sapere ai lettori come il quotidiano ufficiale cinese (China Daily) ha presentato la notizia.

Dopo aver ricordato nel titolo che il dibattito sul “sorpasso” si sta infiammando, l’articolo esordisce dicendo che la Cina rimane un Paese in via di sviluppo con un grandissimo numero di poveri e con un reddito pro-capite ancora molto basso. Ed aggiunge che, stando ai dati forniti dalla Bank of America-Merrill Lynch, il sorpasso non è ancora avvenuto in termini di dollari perché, nonostante la crescita cinese del 10,7% nell’ultimo trimestre dello scorso anno, la moneta giapponese (cioè lo Yen) si è rivalutata del 10% nel corso del 2009, il che ha aumentato automaticamente il prodotto nazionale giapponese denominato in dollari.

A questo sfoggio di modestia segue poi la sottile e un po’ perfida osservazione che, se il sorpasso non è ancora avvenuto, è però solo questione di giorni, perché gli economisti della Reuter si attendono per quest’anno una crescita del 9,5%, più che sufficiente per relegare il Giappone largamente al terzo posto.
L’articolo termina tuttavia ricordando e sottolineando ancora una volta che, anche se ormai seconda economia mondiale, la Cina rimane un Paese in via di sviluppo perché si colloca solo al 106mo posto nella classifica mondiale del reddito pro-capite, con ben 150 milioni di persone con un reddito inferiore a un dollaro al giorno: una vera miseria.

In questo comunicato è contenuto tutto il disegno strategico della Cina di oggi: continuare il processo di crescita al ritmo più veloce possibile e diminuire le enormi differenze esistenti all’interno del Paese e soprattutto fra le diverse province. A cui si aggiunge l’obiettivo, a cui è stata dedicata una sostanziosa parte della manovra cinese messa in atto per combattere le conseguenze della crisi economica mondiale, di costruire progressivamente un sistema sanitario nazionale e di protezione delle classi più deboli di cui il Paese è tuttora largamente sprovvisto.

Ci troviamo perciò di fronte ad una sfida economica totalmente diversa da quella che era stata prima la sfida americana e poi quella giapponese. Il nuovo protagonista dell’economia mondiale è, nello stesso tempo, un Paese d’avanguardia fornito di tecnologie avanzatissime ed un Paese che si autodefinisce in via di sviluppo, con tutte le necessità, tutti i problemi e tutti i limiti dei Paesi in via di sviluppo.

Tutto questo si inserisce in una crisi economica mondiale dalla quale non si può uscire stabilmente se non con l’inclusione progressiva nell’economia mondiale di miliardi di nuovi consumatori.

La discussione sul “sorpasso” deve essere perciò l’occasione per moltiplicare gli sforzi di tutti i governi e tutte le autorità soprannazionali di prendere atto di questo comune interesse e di accelerare quella cooperazione a livello mondiale che nelle riunioni dei G20 dello scorso anno non è stata raggiunta per la mancanza della necessaria visione politica. Senza una Cina (e un’India e un Brasile) in forte e progressiva crescita e senza un accordo fra i Paesi ad alto livello di sviluppo e i nuovi protagonisti dell’economia mondiale saremo sempre destinati a cadere vittime delle nostre paure. Eppure quest’accordo è oggi possibile perché gli interessi di fondo sono tra di loro compatibili. È però evidente che un disegno di questa portata non può essere portato avanti senza una forte leadership politica da parte americana. Abbiamo perciò bisogno che il presidente Obama ponga fine alla fase di timida incertezza che ha caratterizzato il primo anno del suo mandato e che assuma l’iniziativa e si assuma il rischio di proporre un quadro di cooperazione in cui trovino posto, e siano tra loro collegati, la nostra ripresa e la necessità di sviluppo dei nuovi protagonisti dell’economia mondiale.

Non mi sembra davvero un obiettivo impossibile se mi accorgo che, dopo il mancato accordo di Copenaghen sull’inquinamento atmosferico, la Cina ha inserito nei propri programmi nazionali, traguardi più severi di quelli che ha rifiutato di accettare nel corso della conferenza sui cambiamenti climatici. Ed ancora più vicina mi sembra questa possibilità di cooperazione quando vedo che proprio fra Cina e Giappone, cioè fra i due grandi protagonisti del “sorpasso,” sono cominciati i sorrisi e le visite di cortesia dopo un infinito periodo di tragedie, tensioni e incomprensioni reciproche. Tutto si sta muovendo: abbiamo solo bisogno che si muova anche Obama, dato che sembra ancora in grado di farlo.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
gennaio 24, 2010
Articoli, Italia

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