L’Università del Mediterraneo: i giovani a scuola di pace

L’Università del Mediterraneo Migliaia di giovani a scuola di pace
Romano Prodi rilancia da Firenze un’idea che coltiva da vent’anni: «Risposta ai problemi dell’immigrazione»

Intervista di Paola Fichera a Romano Prodi su La Nazione del 23 febbraio 2022

Il tema del Mediterraneo è sempre stato al centro dell’interesse e dell’impegno di Romano Prodi. Da presidente della Commissione Europea, nei primi anni Duemila, aveva già lanciato l’idea di un grande sistema di Università del Mediterraneo. E domani, nel suo intervento al convegno dei sindaci del Mediterraneo, ci riprova in quadro geopolitico aggravato rispetto a quando, vent’anni fa, fece la sua proposta di creazione di un sistema di Università del Mediterraneo.

Professore, vent’anni fa il suo progetto non trovò ascolto. Cosa è cambiato oggi?

«Nel Mediterraneo nell’ultimo secolo è successo un disastro. Si sono interrotti tutti i rapporti umani e abbiamo dimenticato il tempo in cui migliaia di italiani, francesi o greci vivevano ad Alessandria d’Egitto, ad Aleppo, fino a Tunisi. Si è cancellato tutto e sono subentrate divisioni e conflitti dovuti a fattori politici, religiosi e a molto altro, con il conseguente fenomeno delle migrazioni di massa. Ora il Mediterraneo va ricostruito per il futuro, e vanno ripristinati rapporti che non possono essere solo quelli legati al piccolo commercio o agli investimenti».

Bisogna ripartire dai giovani.

«Sì. Bisogna che la nuova generazione, del Nord e del Sud, abbia l’occasione di sviluppare rapporti fruttuosi. Nel 2001 proposi la costituzione di un grande sistema di Università del Mediterraneo: stavamo realizzando l’allargamento a Est e ci veniva rimproverato di non guardare con altrettanto interesse al Sud dell’Europa. I paesi del nord Europa però non erano interessati, pensavano fosse denaro buttato e non se ne fece nulla. Sono passati vent’anni e ora i tempi sono maturi perché il Mediterraneo è diventato un problema per tutti. L’emigrazione arriva ai confini del Nord Europa, con tutte le tensioni che ne conseguono, e non è più un problema solo dei paesi del Sud Europa che si affacciano sul Mediterraneo. Ora è il momento di ripensare al vecchio progetto, aggiornandolo e tenendo conto che oggi ha un’arma in più: costa meno dei pattugliamenti delle coste o di tutte le spese pazzesche per tenere insieme la situazione».

L’idea piace?

«Non ho nessun incarico ufficiale, ma gli ambasciatori dei paesi del Sud sono entusiasti e sono venuti fino a Bologna a dirmelo. Oggi Parlamento e Commissione europea sono più sensibili. Ci lavorava tanto David Sassoli. E ora stiamo ripartendo con la nuova Presidente».

Qual è il progetto?

«Dobbiamo creare fra le venti e le trenta università miste. Devono invece essere Università miste e paritarie fra i paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo e i paesi della sponda Sud, strutture accademiche con un’ unica sede divisa fra Sud e Nord con un uguale numero di professori del Sud e del Nord, un uguale numero di studenti del Sud e del Nord e con l’obbligo, per gli studenti, di frequentare lo stesso numero di anni a Sud e a Nord. La proposta implica la fondazione di un ateneo con sede in una città del Nord, ad esempio Bari oppure Palermo e una del Sud, come Tunisi. La Spagna può fare altrettanto con le Università del Marocco e la Francia con l’Algeria. Quando avremo una solida comunità di centinaia di migliaia di studenti e professori in egual numero del sud e del nord, con eguali anni di studio, allora avremo una nuova realtà nel Mediterraneo che contribuirà in modo importante a creare un clima fondato sulla collaborazione e lo scambio paritario».

Utile anche per il sud Italia?

«Certo. Il Mezzogiorno oggi ha davanti a sé praticamente il nulla e con il nulla dinnanzi è difficile creare prospettive. Se invece ci fosse un nuovo Mediterraneo con strutture culturali e investimenti raffinati, ci sarebbe anche per noi un’occasione di crescita».

Perché ha scelto Firenze per questo rilancio?

«Ci tengo molto. Perché Firenze ha grandi tradizioni. E’ la città di La Pira. Ma è anche una città dal carattere universale. Tutto il mondo conosce Firenze. E poi non è sulla costa e non farà concorrenza per avere una propria sede di Università. E sarà invece in grado, insieme all’Università europea, che ha sede proprio a Firenze, di svolgere un importante ruolo di coordinamento».

Una scuola di pace e dialogo fra i popoli quindi.

«Sì, anche se penso sia meglio partire con le materie scientifiche, proprio per evitare tensioni e problemi di carattere politico e religioso. Poi via via si potranno inserire tutti gli insegnamenti che ci aiuteranno a vivere insieme».

Con le Università però non si fermano le carrette del mare…

«Questo progetto non si propone come la soluzione del fenomeno delle migrazioni che ha ragioni complesse, ma contribuirà a far crescere la consapevolezza che, in un mondo globale, non ci sono problemi che riguardano solo qualcuno, ma tutti. La migrazione oggi non è un problema solo dell’Italia, o della Spagna o della Grecia ma è arrivata anche al Nord Europa. Abbiamo un destino comune.”

Da Firenze può partire anche un messaggio di pace verso L’Ucraina?

«Se i sindaci mandano un messaggio ai loro colleghi russi e ucraini questo è importante. Da Firenze può partire un efficace messaggio di pace di tutti i cittadini, attraverso i loro rappresentanti più vicini, i sindaci»

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
febbraio 23, 2022
Interviste