Bologna: ora un salto di qualità per superare la crisi

Prodi: “Bologna, un salto di qualità per superare la crisi”
Il Professore: “Abbiamo l’obbligo morale di aiutare la politica, purché si occupi di problemi reali. Dobbiamo muoverci mettendo in connessione l’esperienza cognitiva e quella produttiva. Sono fiducioso che se ne possa uscir meglio di come pensavamo”

Intervista di Giovanni Egidio su La Repubblica di Bologna del 16 giugno 2020

Sottolinea “se”, il Professore Romano Prodi, guardando oltre la crisi in cui siamo caduti tutti, intesi come mondo, dopo il lockdown. “Se, e sottolineo se, le cose dovessero andare come stanno andando, cioè tutto sommato abbastanza bene rispetto agli scenari che ci eravamo prefigurati nei giorni più bui, e cioè se non ci fosse la giustamente temuta seconda ondata di contagi, io sono fiducioso sulla ripresa”.

È l’ottimismo della ragione, professore?

“No, non ho parlato di ottimismo, ma di fiducia, due concetti che vanno distinti. E dico fiducia perchè di questo maledetto virus sappiamo ancora troppo poco per essere ottimisti. Ma allo stesso tempo perchè non ho mai visto, e faccio soprattutto riferimento alla crisi di dieci anni fa, reagire così compattamente e così velocemente tutti gli Stati, Europa compresa, seppur con qualche ritardo. Sul piatto sono stati messi migliaia di miliardi di dollari dagli Usa e di euro dall’Europa. Allora, cioè nel 2012, la reazione fu molto più lenta. E allora, a differenza di oggi, la Germania, rigidamente e stupidamente, non accettò di fare deficit. Oggi invece sì. Insomma, lo scenario è completamente cambiato. Per questo, se tutto andrà bene sul piano sanitario, e risottolineo se, si può essere fiduciosi“.

Dall’Europa all’Emilia, uno dei settori più colpiti anche qui si teme possa essere il turismo. Ma forse, sempre sottolineando il se, anche in quel settore le cose potrebbero andare meno peggio del previsto?

“È possibile, oltreché auspicabile. Se la riviera riuscisse, come pare, a ripartire se non a pieno regime ma quasi, sarebbe molto importante. Anche perchè, seppur soffrendo molto l’assenza del turismo nei centri urbani – come a Bologna si nota a vista d’occhio – qualcosa si recupererà anche in Appennino, che mi par di capire sia stato riscoperto dalla necessità di poter stare in sicurezza e distanziati. Zone spesso abbandonate potrebbero ritrovarsi a passare un’estate con nuovi turisti. Per intendersi, la sofferenza ci sarà tutta, ma magari sarà meno dolorosa di come l’avevamo prevista”.

Per cercare di prevedere il domani che ci aspetta, ha organizzato la tre giorni di dibattiti che inizia oggi intitolata “Bologna guarda al futuro“. Si discuterà tanto e di molti temi ma, dovendo cercare una sintesi, partendo da quale punto?

“Direi dalla consapevolezza che senza una società cognitiva non ci può essere una società produttiva. E quindi dall’esigenza di mettere le due cose in connessione”.

Un esempio, stando al nostro territorio, di esperienza cognitiva che ha dato slancio a una realtà produttiva?

“Senza dubbio la Motor Valley. La capacità di mettere in connessione gli atenei della regione per formare intelligenze e professionalità al servizio di una grande iniziativa. E quindi di crearsi una reputazione. Fondamentale per essere attrattivi. Ne avete scritto voi dei suv elettrici che verranno costruiti in Emilia, giusto? Ecco in quel caso possiamo immaginarci che l’azienda abbia chiesto una consulenza per sapere dove sarebbe stato più opportuno aprire una linea produttiva e quella consulenza – magari inglese o americana – abbia indicato noi. C’è da esserne fieri, no?”.

E per mettere questi due saperi in connessione – il cognitivo e il produttivo -, oltre a sottolinearne la necessità, cosa serve?

“Un salto in avanti. Alla crisi provocata dal Covid, l’Emilia ha reagito meglio degli altri, perchè stava andando meglio degli altri. Ma seguire una tendenza, seppur virtuosa, oggi non basta più. Occorre misurarsi col mondo e anche competere. Qui ne abbiamo tutte le possibilità, ma non dobbiamo perdere tempo”.

La tre giorni è intitolata “Bologna guarda al futuro”, ma lei parla più spesso di regione.

“La dimensione dev’essere quella, obbligatoriamente. Noi siamo un centro medio-piccolo, per avere un futuro dobbiamo pensarci come epicentro dell’Emilia-Romagna, metterci in rete e pensarci così. Torno alla Motor Valley e alla capacità che quel progetto ha avuto di far parlare e collaborare tra loro gli atenei della regione. Quello dev’essere il nostro orizzonte, se non vogliamo restare indietro”.

Chi rischia più di tutti di non riuscire a tenere il passo?

“I piccoli, come sempre. Le piccole aziende, quelle di tutto il mondo dell’indotto, delle sub-commesse. Noi siamo un meccano industriale, abbiamo vere  eccellenze: piastrelle, packaging, biomedicale…ma le piccole imprese nel 2012 caddero come birilli. A quelli bisogna pensare per fare sistema, le imprese forti possono anche superare lo stop, loro no. Dobbiamo portare quelle realtà all’efficienza delle nostre grande imprese. Il problema dell’occupazione sarà serio, iniziamo a prevenirlo”.

Tra i vari temi a dibattito su “Bologna guarda al futuro“, ci saranno la sanità, i trasporti, la demografia. Praticamente gli snodi cruciali di un programma amministrativo. Eppure, ha tenuto a sottolineare che voleva tenersi ben distante dalla politica e cioè dalla discussione sul voto del 2021. Ma non è che a forza di tenersi lontani dalla politica, si rende la politica poco appetibile per la società civile?

“Io mi tengo doverosamente lontano dal voto per le elezioni comunali perchè mi sento fuori gioco e nemmeno voglio fare l’arbitro, ma altrettanto convintamente credo e mi muovo nella direzione di incoraggiare la politica a dare il meglio di sé. Ne abbiamo l’obbligo morale. D’altro canto, la politica o parte dal mettere al centro del dibattito la soluzione dei problemi, o è meglio che vada a casa. Sono convinto che da questo dibattito nascano idee e spunti per la politica e io li lascerò correre liberamente perché tutti diano il proprio contributo. ”

Insomma idee, spunti, ma non nomi, giusto?

“Un nome lo faccio, il mio. State pur certi che non mi candiderò a fare il sindaco. In questo caso senza nessun se“.

 

 

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