Rilanciare la domanda interna e aumentare la spesa pubblica per evitare la stagnazione

Contro i rischi di stagnazione, spendere di più è la sola strada

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 25 ottobre 2015

La gara verso l’adozione di politiche monetarie espansive, tramite l’abbassamento del costo del denaro, sta continuando. Anzi, nell’ultima settimana, questa gara si è fatta ancora più serrata. Tre giorni fa il Presidente della Banca Centrale Europea ha infatti annunciato la volontà di agire in questa direzione ed il giorno dopo ha risposto la Banca Centrale Cinese con misure che vanno nella stessa direzione.

Misure che in qualche modo sono una risposta alla precedente decisione della Riserva Federale Americana di mantenere invariati i tassi, mentre molti li aspettavano in aumento, dato il relativo buon andamento dell’economia americana.

Questa politica del denaro ancora più facile ha naturalmente provocato un rapido salto in alto dei mercati borsistici di tutto il mondo.

È doveroso chiederci perché, in una situazione di grande liquidità, si proceda ( penso correttamente) con queste misure.

La risposta fondamentale è che, in generale, le cose non vanno bene. La crescita mondiale ( secondo tutte le previsioni partendo da quella del Fondo Monetario Internazionale e arrivando a quella di Prometeia) si fermerà attorno al 3%, cioè al livello più basso degli ultimi sei anni.

Questa minore crescita si trova ad interagire con altre tendenze sempre più forti, come la stagnazione dei salari dovuta alla globalizzazione e alla diminuzione della domanda di mano d’opera per effetto del progresso tecnico e dalla digitalizzazione.

In conseguenza di tutti questi fatti i prezzi manifestano una tendenza a ridursi e l’obiettivo di raggiungere un’inflazione intorno al 2%, obiettivo ritenuto necessario per dare vigore all’economia, si è ulteriormente allontanato.

Di qui l’opportunità, o forse la necessità, di una politica monetaria ancora più espansiva, che è stata ribadita dal Presidente Draghi e che, anche perché l’economia tedesca si trova in un periodo non particolarmente felice, non sembra avere provocato alcuna reazione negativa nemmeno a Berlino.

A questo si aggiunge il fatto che l’annuncio del prolungamento e dell’accentuazione di una politica monetaria “facile” ha già provocato una caduta della quotazione dell’Euro nei confronti del dollaro, con grande soddisfazione per gli esportatori europei, e quindi con ulteriore messaggio positivo per i nostri imprenditori.

Avanti quindi con il Quantitative Easing e ancora di più, sapendo però che questo non basta per innescare una vigorosa ripresa, perché è opportuno ribadire che, per raggiungere questo obiettivo, deve cambiare la politica economica europea, ed in particolare quella tedesca.

Se leggiamo le statistiche più recenti vediamo infatti che, nell’ultimo anno, la Germania ha registrato un attivo della bilancia commerciale di 280 miliardi di euro, pari al 7,7% del proprio prodotto nazionale lordo. Questo è un comportamento assurdo di fronte a un pericolo di stagnazione che può essere combattuto solo con un rilancio della domanda interna che la Germania può fare in larga misura, anche perché si trova addirittura ad avere il bilancio pubblico assurdamente in attivo, tenuto conto del suo scarso livello di crescita.

È bene ricordare a questo proposito che, come scrive Larry Summers, quando vi è il rischio di stagnazione, “quello che viene considerato imprudente (cioè l’aumento della spesa pubblica e della domanda interna) è la sola strada prudente da percorrere”.

L’aumento della disponibilità di moneta e l’ulteriore riduzione del suo costo, sono tuttavia condizione necessaria ma non certo sufficiente per la ripresa. Troppo spesso i soldi creati si limitano infatti a ballare fra le banche e i mercati finanziari.

BINaturalmente questo non significa che, soprattutto nel sistema italiano dove le banche hanno un ruolo preminente, non sia necessario renderle efficienti e funzionali. Esse sono infatti la necessaria catena di trasmissione delle risorse finanziarie al sistema produttivo.

Mi è doveroso, a questo proposito, spendere una parola sul sistema bancario italiano che, pur essendo anch’esso pieno di problemi, ha tuttavia superato la lunga crisi con un limitatissimo aiuto di stato prontamente restituito mentre,nella prospera Germania, gli aiuti pubblici alle banche hanno raggiunto l’incredibile cifra dell’8% del prodotto nazionale lordo.

Se questo comportamento virtuoso è stato possibile in Italia è anche per merito della sorveglianza della Banca d’Italia, sorveglianza che, se le dobbiamo imputare qualcosa, è forse di essere troppo severa e intransigente. Desta quindi una certa impressione vedere i suoi massimi dirigenti, a partire dal Governatore, messi sotto accusa per avere applicato questa severità ad una una banca nei confronti della quale la severità era doverosa.

Tutti si rendono conto che quest’episodio si concluderà con il prevalere della giustizia ma non possiamo ignorare quanto l’eco di questi avvenimenti, ampiamente riportati nei media finanziari internazionali, abbia finito col dare un quadro falsato e dannoso nei confronti del nostro paese. Quello che tutti ci auguriamo è che si faccia rapidamente emergere la verità, una verità non difficile da fare emergere.

 

 

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
ottobre 25, 2015
Articoli, Italia