Il PD deve saper affrontare la nuova complessa fase della storia, in una sinergia tra riformismo e radicalismo dolce

Dopo una puntuale analisi della compagine internazionale, della crisi della democrazia, del ruolo dell’Europa e dell’Italia, il Presidente Prodi ha offerto una riflessione sulla possibilità, concreta, che il Partito democratico possa essere il perno di un riformismo capace di affrontare le sfide a cui il paese è chiamato, mettendo in campo non solo la sua storia e le sue radici, ma un rinnovato spirito unitario e un radicalismo dolce

Articolo su Huffingtpost del 22 luglio 2023

La lezione del Professore. Prodi torna e spiega al Pd come essere la casa degli italiani
Alla convention di Bonaccini l’ex premier appare per la prima volta dopo il lutto. E consiglia a Schlein e gli altri da dove e come ripartire. Tanti spunti, dall’economia ai migranti, al servizio civile obbligatorio

“Noi abbiamo smesso di pensare all’idea del Paese che vogliamo costruire, non ci pensiamo più”. Il discorso di Romano Prodi a Cesena in occasione dell’iniziativa ‘Energia Popolare’, l’area che fa riferimento al presidente del Pd Stefano Bonaccini, è rivolto al futuro del partito. Una lezione di politica quella impartita dal Professore ai suoi compagni di partito che non nasconde amarezza, disappunto per gli errori commessi negli ultimi tempi, per un Pd che ha smesso di dialogare con i suoi elettori, in cui “sono prevalse le esigenze delle alleanze temporanee anche per equilibri di potere”. Il Pd “deve tornare ad essere la casa degli italiani”, dice.

Il Pd deve saper affrontare la nuova complessa fase della storia, in una sinergia tra riformismo e radicalismo dolce. from Romano Prodi on Vimeo.

L’analisi è lucida: “In 15 anni il Pd ha perso metà dei suoi elettori, circa 6 milioni, e questo deve obbligarci a ripensare a un rapporto col Paese e a una casa che possa ospitare gli italiani. Penso che il Pd sia l’unico partito in grado di indicare i progetti e i percorsi necessari”, aggiunge. “Bisogna ripensare agli errori fatti”, sottolinea ” e “tornare a parlare con tutti“. E di errori, secondo Prodi, il Pd ne ha commessi diversi: “Come quando, spinto dalle circostanze, il Pd ha inseguito gli obiettivi di breve periodo: le legge elettorale, la riforma della Rai, il finanziamento pubblico ai partiti, alcune riforme istituzionali. Li ritengo cedimenti alla situazione.

Bisogna che il Pd ricominci a parlare con gli italiani affrontando l’origine e la causa del declino e indicando la strada per la rinascita. Non possiamo continuare a essere un partito rassegnato in un Paese rassegnato”. “Abbiamo smesso di riflettere sull’idea di Paese che vogliamo costruire, non ci pensiamo più. Sono prevalse le esigenze delle alleanze temporanee anche per equilibri di potere. Non sono contrario alle alleanze, vanno costruite. Io ho cercato di costruire delle coalizioni, ma esse devono fondarsi su una idea condivisa dell’Italia e del suo futuro”.

E ancora: “Abbiamo deprecato tante volte la crescita del populismo e l’instabilità a cui il populismo ha dato il contributo. Il populismo è il rifugio del popolo che non trova casa. E la casa non l’ha trovata nemmeno nel Pd. Il Pd ha perso metà dei suoi elettori, 6 milioni di voti. Questo deve obbligarci a riflettere su come costruire la casa che possa ospitare gli italiani”. Poi un incoraggiamento: “Il Pd non è esente da colpe, ma è l’unico partito in grado di indicare i progetti e i percorsi necessari perché la democrazia torni a essere democrazia operante”.

Tanti gli spunti offerti dall’ex premier a Schlein e i suoi, ricordando il suo famoso viaggio in pullman per l’Italia che lo portò a vincere le elezioni. “Oggi il pulmann non basta, oggi nessuno si fermerebbe alle sue fermate. Ma ci sono tanti strumenti. Si possono prendere 10-15 parole di cui parliamo, pace, sanità, immigrazione, si chieda a 15-20 esperti, saggi, di rispondere in rete e poi il Pd va a dire cosa si è concluso”. “Deve essere un programma che affronti la storia in cui ci troviamo in una sinergia tra riformismo e radicalismo. Il riformismo è indispensabile, data la situazione italiana, ma accompagnato da una certa necessità di radicalismo, che avremmo definito “radicalismo dolce”. Il Pd ha ancora la possibilità di essere il perno di questa trasformazione. E questo obiettivo può essere raggiunto solo con uno spirito unitario che troppe volte è mancato. E non è facile riscoprire questo spirito, ma è la condizione per cui il Pd possa ritornare alla guida della nostra Italia”.

La storia in cui ci troviamo impone di parlare di migranti, innanzitutto: “L’immigrazione è tornata la grande paura. Dobbiamo fare appello all’Europa. Abbiamo bisogno di forza lavoro, ma non facciamo nulla per far diventare gli immigrati forza lavoro”. Secondo Prodi è inconcepibile “che chi si laurea in Italia non abbia il permesso” di soggiorno: “gli mettiamo l’alloro in testa e poi li mandiamo via”, sottolinea. E ancora l’economia: “La crescita si fa con investimenti, ricerca e innovazione. Non possiamo avere come obiettivo quello di essere il bed and breakfast del mondo. E la politica economica non si fa con i bonus. A questo si deve accompagnare la difesa dei diritti sociali e il ruolo dello stato come innovatore. Non siamo stati in grado di rappresentare gli sconfitti della globalizzazione”.

Grave la situazione del Servizio Sanitario Nazionale, che Prodi descrive come “a un punto di non ritorno: dobbiamo discutere se lo vogliamo o no. Questo è sempre stato un punto forte di questo Paese, tutti lo hanno voluto, non possiamo rinunciarci nei fatti perché nessuno lo condanna ma lo si strangola”. Qualche riflessione anche sul servizio civile obbligatorio: “Se tutti piangono sul degrado dello spirito collettivo, le difficoltà di far capire ai giovani i problemi della società, perché non riaprire il dibattito sul servizio civile obbligatorio?”.

Il discorso di Romano Prodi, alla sua prima uscita pubblica dopo la morte della moglie, ha ricevuto una standing ovation dalla platea e il plauso del padrone di casa: “Voglio ringraziare Romano per il contributo che in modo disinteressato ha voluto portarci dopo tanti anni. Voglio dare un abbraccio anche a Flavia, perché pur di lato non ha mai fatto mancare il suo contributo”, ha detto Stefano Bonaccini nel suo intervento che chiude la kermesse “Energia popolare” a Cesena.

“Grazie Romano – ha proseguito Bonaccini – perché ci hai insegnato a vincere e per vincere bisogna allargare lo sguardo ombelicale che per troppo tempo ha avuto il Pd”.

 

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
luglio 24, 2023
Interventi