Insieme

«”Insieme” è la parola e il concetto che più ricorre in queste pagine. Si riferisce a noi che abbiamo scritto un libro a doppia firma dopo una vita di esperienze comuni. Si riferisce alla grande famiglia in cui ci siamo trovati a vivere. Si riferisce alle esperienze vissute in comune con i tanti compagni di scuola, di parrocchia, di lavoro o, semplicemente, di vacanze. Il confronto con tante esperienze diverse è visto come l’elemento caratterizzante della formazione nostra e dei nostri figli». [Flavia Franzoni]

Un libro di Flavia e Romano Prodi pubblicato da San Paolo

16 novembre 2005 – ISBN: 8821554945 9788821554940


PREFAZIONE
di Sandra Zampa

Ho conosciuto Flavia Franzoni Prodi “a margine” delle attese sotto casa sua e della sua famiglia, a Bologna, in via Gerusalemme, dove, tra il ’95 e il ’96, con un gruppo di colleghi, si sostava a lungo per poter incontrare il “professore” e per raccogliere notizie sull’impresa politica alla quale aveva messo mano.

Nei primi tempi la signora Prodi usciva o entrava da casa senza che quasi avessimo tempo e modo di rendercene conto, con una discrezione che rasentava la timidezza. Poi, a forza di vedersi e rivedersi, sempre gli stessi o quasi, cominciò con lei un minimo scambio di informazioni essenziali: «Il Professore rientra?», o «È in casa?»…

Sempre con la cartella di lavoro e i libri sotto braccio, ci rispondeva con cortesia. A volte sembrava anche curiosa o divertita per le nostre attese, lunghe, incrollabili, e per le domande, le più diverse, che le venivano rivolte e alle quali, con l’eccezione di quelle “di servizio”, al massimo rispondeva con una gran risata.

Prese corpo in questo clima cordiale l’ipotesi di allestire una specie di “spazio” per la stampa, al riparo, per le attese. Ma l’idea non si è mai concretizzata in nulla. Immagino che siano stati più d’uno i pareri negativi. Si sa che i giornalisti sono spesso considerati un “fastidio”. Non credo sia mai stato vero per Flavia che ha sempre accettato come una cosa normale l’idea che “fanno il proprio lavoro”. Ciò non di meno si è sempre ben guardata dall’alimentarlo magari facendosi scappare di bocca notizie o commenti e, soprattutto, dal finire nel tritatutto dell’informazione che avrebbe potuto trasformarla nella “moglie di…”.

Che Flavia la pensasse così si confermò all’indomani dell’elezione di Romano Prodi alla guida del Paese. Non cambiò nulla del suo modo di vivere e di relazionarsi con la gente e con i cronisti.
Ai quali, quasi sottovoce, fece arrivare ben chiaro il messaggio di non fare riferimento alla sua persona per “strappare” opinioni politiche da estendere, per interposta persona, al marito.
Fece sapere anche che desiderava essere chiamata con il proprio cognome e basta. Capitò anche a me. Con un “pezzo di colore” scritto immediatamente a ridosso del successo elettorale dell’Ulivo. Prodi doveva scendere a Roma, e prima di partire, aveva incontrato i suoi collaboratori nella sua sede elettorale bolognese, in via Clavature. Lì era arrivata dopo un po’ Flavia.

Nei corridoi c’ero anch’io: era ormai un’abitudine poter essere testimoni di quel che avveniva grazie a una “trasparenza” voluta e subita a un tempo. Dettai a Roma un resoconto di cronaca.
Ma nel titolo fu utilizzata l’espressione “first lady”. Lo stesso accadde qualche tempo dopo in occasione di un suo intervento a un convegno sul welfare. Non arrivò nessuna nota ufficiale, nessuna piccata replica. Con una telefonata qualcuno fece sapere che, quando si faceva riferimento alla sua attività professionale, era meglio parlare di Flavia usando il suo cognome da nubile: Franzoni. Nessuno poteva immaginare che, un bel po’ di anni dopo, la strumentalità del confronto politico avrebbe speculato su un cognome, inventando parentele tra persone che condividono semplicemente un’omonimia.

La conoscenza “vera” di Flavia la feci però in una circostanza precisa. Era da poco morto don Giuseppe Dossetti, con il quale ero entrata in relazione grazie all’amicizia con un suo monaco, Francesco De’ Rossi, della «Piccola Famiglia dell’Annunziata». Proprio lui, dopo la scomparsa di don Giuseppe, mi aveva chiesto di dargli una mano a raccogliere quella poca documentazione su Dossetti che la Rai possedeva nei propri archivi.

Lo scopo era di disporre di qualche immagine che facesse “vedere” il fondatore della Piccola Famiglia ai più giovani della comunità, documentandone in qualche modo l’attività. Avevo chiesto un po’ in giro ma senza successo e non volevo mancare all’impegno a nessun costo. Pensai che Flavia avrebbe potuto aiutarli. La avvicinai a un convegno di un sindacato bolognese al quale prendeva parte come relatrice e le parlai “a margine”.

Qualche settimana dopo seppi da Francesco che tutto era stato consegnato al monastero di Montesole. Flavia è così. Se decide che una cosa vale la pena e decide di farla, la fa. Con determinazione e, possibilmente, bene.
Anche con questo libro le cose sono andate così. Un anno e più fa, le proposi di scrivere qualcosa. Per raccontare se stessa, la propria vita al fianco del Professore, un modo di “stare insieme”, un’idea di famiglia, di ruolo e di impegno femminile. La nostra conoscenza si era trasformata nel frattempo in amicizia e in qualche collaborazione. Lei mi rispose che un libro simile glielo avevano chiesto le Edizioni San Paolo e che aveva già accettato la proposta. Ma che gli autori sarebbero stati due, lei e Romano. E mi propose di darle una mano. In realtà il libro, nella sua struttura, lo aveva già ben chiaro in testa. Discusso con suo marito che ne è, appunto, il coautore e che, in numerosi capitoli, scritti da Flavia, è egualmente intervenuto a integrare o correggere ricordi o a precisare circostanze e fatti. Non è semplice dar conto al lettore di chi, davvero, ha scritto il libro. Qualche tempo fa, nello scorso mese di marzo, in una scherzosa intervista a un quotidiano dell’Alto Adige, parlando del suo rapporto con la moglie, Prodi ha detto che «dopo tanti anni si entra in simbiosi tanto che si assomigliano persino le calligrafie».

Questo libro lo testimonia da due punti di vista diversi: innanzitutto perché non c’è una riga che non sia stata discussa tra loro (non necessariamente condivisa) ma anche perché contiene, non esplicitato, il segreto della “simbiosi”. Che è consistita nella condivisione di un legame non solo affettivo ma anche culturale, intellettuale e politico.
“Insieme” hanno deciso che in famiglia ci si poteva “stare bene”.
“Insieme” hanno anche condiviso la certezza che valeva la pena di impegnarsi nella società e per un profondo rinnovamento del sistema politico italiano. Una cosa non è stata forse più importante dell’altra. E questo ha fatto la differenza.

Tra il progetto del libro e la sua realizzazione c’è un gran numero di mesi in mezzo. Quello che è accaduto nella politica italiana e sulla scena internazionale ne spiega le ragioni.
Abbiamo dovuto attendere che il Professore si potesse ritagliare tempo per leggere, scrivere, completare.

Alcuni capitoli si devono interamente a lui: L’Augustinianum, scuola di libertà e di responsabilità; Visitando imprese e territori; Obiettivo Europa; Radici cristiane e laicità.

Flavia ha scritto integralmente Parlando di welfare e Vita quotidiana nelle istituzioni. Frutto di un lavoro comune, benché il racconto faccia capo a Flavia (nel senso che è sua la voce narrante ma anche la costruzione del capitolo, la scelta degli episodi e le valutazioni), sono i capitoli Scuola, scuola, scuola; Parrocchia e dintorni; Famiglie e case; Il sociale e l’economia; Storie di città; Osservando la politica e l’ultimo capitolo Educare a…
Per agevolare il lettore a ogni capitolo, a piè di pagina, c’è l’indicazione della paternità dello stesso.

Lo stile è molto diverso. Le pagine scritte da Flavia hanno un carattere narrativo, assai più semplice rispetto a quelle di suo marito. Non potrebbe che essere così. Non solo perché in questo libro si riflettono due distinte personalità ma soprattutto perchè il “coinvolgimento” degli autori negli eventi della storia è stato ed è ben differente. In un caso – mi riferisco a Prodi – c’è il “punto di vista” di un protagonista di “prima linea” delle vicende istituzionali e politiche più recenti il quale ha avuto la possibilità di misurare la “ricaduta” politica delle personali “scelte” valoriali e degli orientamenti, culturali ed etici, nell’attività istituzionale e di governo.
Nell’altro caso c’è la ricostruzione di vicende familiari o la riflessione di chi, come Flavia, ha condiviso le pagine della stessa storia molto da vicino ma pur sempre dall’esterno.
Da parte mia numerose riletture (Flavia è una perfezionista con crisi di ripensamento e il Professore non è mai soddisfatto), qualche intervento per sciogliere il linguaggio, la verifica di fatti e nomi. Intenso lo scambio di idee sulle scelte da fare: cosa includere e cosa lasciare fuori.

Il titolo del volume è arrivato dopo avere discusso un bel po’ tra noi e con l’editore. “Insieme” non si riferisce tanto e solo a Flavia e Romano ma alla dimensione che loro stessi hanno privilegiato un po’ in tutti i campi della loro attività. Nella politica dove si è cercato di tenere “insieme” filoni storici ma anche di lavorare insieme a tanti altri. Nella professione e nella stessa vita familiare dove la porta di casa è sempre aperta ad amici, parenti e collaboratori.

In queste pagine non c’è la vicenda biografica degli autori, né vi si esaurisce quella intellettuale o politica. Ma nelle cose di cui si parla c’è sempre sincerità. L’ambizione è stata quella di raccontare in modo semplice “due vite” e il loro rapporto con scelte e orientamenti “pubblici”.

Si affrontano gli anni della prima formazione in famiglia, si descrive il clima culturale della giovinezza, si dà conto di come si è pensata la famiglia e di come la si è vissuta. C’è la politica e ci sono le istituzioni, narrate secondo un punto di vista davvero unico.

Ci sono le passioni di una vita: l’economia e le imprese, il sociale e il welfare.

Ci sono tracce di incontri con persone che hanno segnato parte della storia di questi anni, come Giovanni Paolo II, Kohl, Clinton, Chirac, Andreatta.

Ci sono riflessioni che danno conto delle ragioni delle scelte come quella sulla laicità, scritta da Prodi, il “leader cattolico” che ha concorso, con il bipolarismo, a innovare anche lo spazio e i modi dell’azione politica dei cattolici recuperandone alcune radici più profonde e autentiche.

E c’è il metodo, o “l’inclinazione”, che più di ogni altra cosa caratterizza gli autori: il desiderio di tenere insieme le tradizioni e il nuovo, la curiosità di capire e la volontà di costruire, di lavorare con gli altri, di unire le culture e di condividere.
Insomma, in questo libro c’è qualcosa che può aiutare a capire meglio come si è oggi perché spiega come si era ieri.

In questi mesi di lavoro e di discussione, Flavia mi ha chiesto spesso: «Ma le cose che racconto possono davvero interessare?». E si è preoccupata di rendere chiaro che qui non c’è la proposta di un modello né esistenziale, né culturale, né politico. Io ci ho trovato molti spunti di riflessioni, molti elementi che mi hanno aiutato a conoscere di più e meglio vicende e persone dei nostri giorni.

Sandra Zampa

Bologna, 31 ottobre 2005

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INTRODUZIONE
di Flavia Franzoni

“Insieme” è la parola e il concetto che più ricorre in queste pagine. Si riferisce a noi che abbiamo scritto un libro a doppia firma dopo una vita di esperienze comuni.
Si riferisce alla grande famiglia in cui ci siamo trovati a vivere.
Si riferisce alle esperienze vissute in comune con i tanti compagni di scuola, di parrocchia, di lavoro o, semplicemente, di vacanze. Il confronto con tante esperienze diverse è visto come l’elemento caratterizzante della formazione nostra e dei nostri figli.

“Assieme” (così come di solito dice lui) è anche la parola più usata da Romano in economia, quando descrive lo sviluppo dei distretti industriali o quando afferma che “riacchiappare” lo sviluppo richiede il lavoro comune e la concertazione continua di imprese, istituzioni pubbliche, forze sociali, università.
Anche la politica consiste sempre, come afferma esplicitamente, «nel mettere insieme le forze disposte al cambiamento» e, più in specifico per lui, nel mettere insieme le diverse famiglie politiche del riformismo italiano.
Il lavoro del Presidente della Commissione Europea è descritto come la partecipazione a una delle più grandi sfide della storia, proprio perché la costruzione dell’Unione Europea, dalle sue origini fino all’allargamento a venticinque Paesi è vista come il progressivo mettere insieme valori, normative e obiettivi per costruire una grande area di pace.
Io che mi occupo di servizi sociali ritengo che il sistema pubblico di welfare e, in particolare, i servizi di aiuto alle persone, per essere efficaci devono essere supportati da una comunità anch’essa capace di aiutare. Serve insomma il moltiplicarsi di legami tra le persone, cioè una ritrovata capacità di vivere insieme.
Un libro a due voci in cui, avendo avuto una parte prevalente nello scrivere racconti di vita quotidiana, ho cercato di individuare le esperienze che più hanno contribuito a «farci una idea» su temi come la famiglia, la scuola, l’educazione dei figli, la politica.
Ho passato la parola a Romano per “spiegare” alcuni aspetti della sua formazione, del suo lavoro e delle responsabilità pubbliche che ha via via assunto. Un’occasione anche per ripensare ad alcuni aspetti delle profonde trasformazioni del nostro Paese nell’arco di più di mezzo secolo. E insieme al ricordo di episodi personali o di eventi pubblici si sono ovviamente assommati ricordi delle tantissime persone con cui abbiamo condiviso esperienze, “fatto insieme” tante cose.
Abbiamo richiamato i nomi, quelli necessari per comprendere i racconti, ma tanti altri ugualmente vicini e importanti per noi avrebbero potuto essere ricordati. Rileggendo le varie parti del libro si ha quasi l’idea di trovarsi sempre in case o luoghi un po’ affollati.
“Insieme” dunque, ma come sottotitolo avrei potuto aggiungere “in tanti”. E a questi tanti va un pensiero di ringraziamento.

Flavia Franzoni

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