La palestra dei Comuni e la crisi dei partiti

La palestra dei Comuni e la crisi dei partiti

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 29 maggio 2025

In un recente commento, l’Economist sottolinea come in tutti i paesi europei le elezioni locali presentino caratteristiche e risultati sistematicamente divergenti da quelli nazionali. Il che può anche apparire ovvio, dato che il governo delle città è differente da quello del resto del paese e che quindi i governanti sono scelti con criteri e motivazioni diverse.

Il fatto è che in queste differenze vi sono elementi regolari e tra loro simili. In primo luogo i partiti populisti e le ali estreme sono in difficoltà nelle elezioni locali anche nei paesi in cui, a livello nazionale, prevalgono le tendenze populistiche e autoritarie.

Così avviene, come in tante altre nazioni europee, perfino a Budapest. E il comportamento elettorale è simile persino in Turchia, dove il sindaco di Istanbul si presenta come l’unico baluardo di fronte al crescente autoritarismo di Erdogan.

Questa diversità trova una sua evidente spiegazione nel fatto che le città sono diverse dal resto del paese e che il governo locale ha caratteristiche assai differenti dal governo nazionale, non avendo responsabilità decisionale nella politica internazionale o nelle gravi decisioni che riguardano gli attuali grandi scontri di civiltà, come i problemi migratori o i diritti fondamentali dei cittadini.

Ma questa non è la sola ragione. L’elemento più importante è che le conseguenze delle decisioni a livello locale sono sotto l’occhio diretto dei cittadini che, anche se in modo certamente imperfetto, diventano controllori quotidiani dell’operato del sindaco o degli amministratori locali.

Un altro elemento particolare è che, in modo altrettanto sistematico, le amministrazioni delle città tendono ad essere governate non solo in modo diverso dai governi centrali ma, soprattutto, da partiti o coalizioni riformiste che, nella definizione italiana, potremmo definire genericamente di centro sinistra.

Si stanno a ragione versando fiumi di inchiostro sulla crisi della sinistra che, a confronto della realtà dell’inizio del secolo, ha perso terreno quasi ovunque, a partire dal Parlamento europeo, per estendersi a quasi tutti i governi del continente, per non parlare di quanto è avvenuto recentemente negli Stati Uniti.

L’Italia non si sottrae certo a questa tendenza generale. Pur essendo retto da un governo decisamente orientato a destra, il nostro paese vede il centro-sinistra in maggioranza non solo a Roma, Milano e Napoli, ma in molte città appartenenti a regioni, come il Veneto o la Lombardia che, nelle elezioni nazionali, votano in modo del tutto differente.

Le consultazioni dei giorni scorsi, pur avendo un peso non rilevante in ambito nazionale, hanno confermato questa dicotomia e, sostanzialmente, l’hanno accentuata. I cittadini continuano a ripetere che i responsabili della politica debbono essere giudicati dai risultati concreti, ma anche gli importanti risultati positivi ottenuti a livello locale e con l’approvazione popolare non sono in grado, se non in casi rari, di fare funzionare l’ascensore per fare salire i sindaci o i leader locali a livello nazionale.

Questo anche se la crisi dei partiti e il loro progressivo distacco dalla vita quotidiana, a cui contribuisce una legge elettorale per cui i membri del Parlamento non vengono eletti, ma nominati, dovrebbe portare a ritenere che proprio la classe dirigente selezionata da una politica locale di successo potrebbe essere uno strumento prezioso per ritrovare la capacità di vittoria nelle elezioni nazionali.

Come ho già sottolineato in precedenza, grande è la differenza fra la politica locale e quella nazionale, ma in fondo gli amministratori locali, con la crisi dei partiti e dei sindacati, sono rimasti quasi gli unici leader politici ad essere sottoposti ad esami preventivi riguardo alla capacità di risolvere i problemi che si debbono poi affrontare a livello nazionale.

E’ vero che lo stesso Economist cita casi di sindaci di grande successo a livello locale come l’ex Cancelliere tedesco Scholz che ha gestito bene e per molti anni la città di Amburgo e che invece, a livello nazionale, ha dimostrato di non essere all’altezza del passato.

Tuttavia è indubbio che, data la necessità dell’ascolto quotidiano della voce dei cittadini e la complessità della politica locale, proprio quest’ultima costituisce una preparazione per la politica nazionale certamente più efficace rispetto alla selezione costruita sul successo nel mondo degli affari o sui risultati eccellenti nel campo accademico o dalle stesse scuole di politica, che pure contribuiscono in modo certamente positivo ad avvicinare i giovani alla cosa pubblica. Credo proprio che se lo schieramento riformista, con un’apertura che non dimostra ancora in grado di avere, si proponesse di valorizzare gli oggettivi talenti di coloro che, se pure a un livello di governo più ristretto, hanno dimostrato di sapere gestire la complessità, lo spazio della demagogia e dell’estremismo si farebbe ogni giorno più ristretto.

 

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Dati dell'intervento

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Categoria
maggio 29, 2025
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