Nelle partite che contano l’Italia resta in panchina

Noi e l’Europa: quest’Italia in panchina nelle partite che contano

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 6 luglio 2019

Non è facile tirare un filo comune tra i tanti avvenimenti internazionali avvenuti nella scorsa settimana a Roma e quelli che, a Bruxelles, hanno tanto influito  sugli interessi italiani. Non è facile anche perché in questi eventi, che avranno per noi profonde conseguenze, siamo rimasti sostanzialmente spettatori.

Partiamo però da una buona notizia, anche se da noi stessi già prevista e motivata nelle  riflessioni di domenica scorsa, nelle quali scrivevamo che, nella situazione attuale, la Commissione Europea non avrebbe dato il via alla procedura di infrazione per debito eccessivo nei confronti dell’Italia. Era già infatti chiaro che sarebbe bastato un gesto di buona volontà da parte di Tria e Conte per fermare il provvedimento da parte di una Commissione ormai in scadenza e senza perciò né la forza né la voglia di sollevare nuovi problemi.

I piccoli aggiustamenti necessari per venire incontro ai desideri di Bruxelles sono stati messi in atto e il Ministro Salvini, contrariamente al solito, non ha buttato sul tavolo proposte volutamente provocatorie nei confronti della Commissione. Tutto si è quindi risolto nel modo previsto.

Ancora secondo le previsioni avremo un nuovo esame a ottobre, nel quale sarà assai arduo presentare un bilancio per il prossimo anno compatibile con la necessaria strategia di risanamento dei nostri conti. In contemporanea a questa decisione a Bruxelles si è raggiunto l’accordo per la nomina dei nuovi vertici europei.

Come era prevedibile in una situazione in cui le decisioni dovevano essere prese con l’assenso di un ampio numero di partiti e di governi, nessun candidato designato da un singolo partito prima delle elezioni è risultato eletto. L’accordo raggiunto in questa settimana ci dice che Commissione, consiglio e Parlamento avranno vertici strettamente controllati dal tandem Franco-Tedesco, con l’appoggio spagnolo che, con questo, si è prenotato il posto di Ministro degli Esteri dell’Unione. La Spagna gioca ora il ruolo che in passato ha giocato l’Italia: l’asse Franco-tedesco non poteva uscire più forte.

È doveroso infine rilevare che il nostro governo, avendo bocciato per ordine di Salvini la candidatura di Timmermans (amico dell’Italia e contrario all’austerità) non solo non ha ottenuto nulla ma non ha nemmeno potuto esercitare quel ruolo di mediazione che è sempre stato proprio dell’Italia anche nei periodi della maggiore debolezza. Il risultato è semplice: nessun italiano siede nei ruoli esecutivi dell’Unione e i nuovi vertici, al di là del valore delle singole persone, hanno in passato espresso posizioni ancora più lontane dagli interessi italiani rispetto alla precedente Commissione e al precedente Consiglio. L’unica consolazione è che la rappresentanza femminile gioca finalmente un ruolo di rilievo anche nel vertice delle istituzioni europee.

Un bel riconoscimento ci è invece arrivato riguardo alla  Presidenza del Parlamento Europeo dove, pur con l’esplicita contrarietà del nostro governo, i partiti europei di centro-destra e di centro-sinistra (escluso ovviamente Forza Italia) hanno scelto come presidente David Sassoli. Una scelta dovuta alla dedizione e all’intelligenza dimostrate nel suo lavoro di parlamentare europeo e al riconoscimento dell’importanza dell’Italia anche in un periodo in cui i suoi governanti si sono volutamente emarginati dalla politica europea.

Altri due avvenimenti internazionali hanno toccato l’Italia nella scorsa settimana. Avvenimenti che, in questo caso, si sono svolti proprio a Roma: la visita di Putin e l’elezione del nuovo direttore della FAO, la grande organizzazione dell’Onu per la politica del cibo e dell’alimentazione.

Sappiamo ben poco sul contenuto dei colloqui fra Putin e Papa Francesco, che certamente hanno toccato non solo i rapporti fra la Chiesa Cattolica e la Chiesa ortodossa ma avranno cercato di compiere un ulteriore passo in avanti nella preparazione del tanto auspicato ma mai realizzato viaggio di Papa Francesco a Mosca.

Meno riservati ma complessivamente senza novità sono stati gli incontri fra Putin e il governo  italiano. La situazione internazionale è sempre più irrigidita. Da anni si auspica la fine delle sanzioni che tanto danneggiano molti paesi europei (a cominciare dall’Italia) ma ogni possibilità di soluzione viene regolarmente frustrata dalla permanente tensione fra Washington e Mosca. Cordialità e consapevolezza di interessi comuni hanno accompagnato l’incontro fra gli imprenditori italiani e russi, è nato un progetto di collaborazione fra la nostra Cassa Depositi e Prestiti e il fondo russo di Investimento ma la lunga gelata dei rapporti fra gli Stati Uniti e la Russia non ha permesso di fare sostanziali passi in avanti.

Una novità assoluta è stata invece la nomina di un cinese, in gara finale con un candidato francese, alla direzione della FAO. Il fatto che un’elezione a livello mondiale abbia fatto prevalere con largo margine il candidato cinese mette ancora una volta in rilievo come stia rapidamente cambiando il ruolo anche politico della Cina. Per ora mi limito a sperare che questa assunzione di responsabilità da parte di un paese che più di ogni altro ha dovuto lottare per fare uscire dalla fame i suoi cittadini sia di aiuto alla costruzione di una politica agricola più aperta ai bisogni di tutto il pianeta. E mi auguro che l’Italia, anche per il fatto di avere a Roma la sede della FAO, possa giocare un ruolo più attivo di quanto non abbia fatto in passato nella battaglia contro la fame nel mondo.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
luglio 6, 2019
Articoli, Italia