Le sanzioni colpiranno Italia e Ue: la Russia ci sostituirà con la Cina

Romano Prodi: «Gli effetti delle sanzioni colpiscono Italia e Ue. Ora gli Usa ci dimostrino la loro solidarietà»
L’ex premier: la perdita non sarebbe solo temporanea, in certi casi i russi ci sostituirebbero con prodotti cinesi. L’Europa non può permettersi tanti approcci diversi

Intervista di Federico Fubini a Romano Prodi su Il Corriere della Sera del 25 febbraio 2022

Da presidente del Consiglio e della Commissione europea, Romano Prodi è fra i leader al mondo che più volte hanno avuto direttamente a che fare con Vladimir Putin. Oggi la sua condanna dell’aggressione all’Ucraina è molto ferma, ma l’ex premier si concentra anche sulle conseguenze economiche della guerra e delle sanzioni che Europa e Stati Uniti stanno decidendo in queste ore.

Italia e Germania sono i Paesi d’Europa occidentale che più dipendono dalle forniture russe di gas. Che scenari si aprono adesso?

«Ce n’è uno di carattere generale: se la situazione va avanti così ancora per qualche giorno la ripresa si ferma o almeno rallenta seriamente. Questa guerra peserà sulla ripresa mondiale. È anche possibile un’accelerazione dell’inflazione e una più immediata reazione delle banche centrali, che già stavano programmando una stretta graduale».

Ma in particolare per l’Europa e per l’Italia?

«Qui c’è una questione molto specifica, perché sia le sanzioni in generale che quelle eventuali sul settore dell’energia colpirebbero particolarmente il nostro Paese. In Europa, per essere esatti, colpirebbero soprattutto l’Italia e la Germania perché sono le economie che esportano più beni strumentali alla Russia».

La convincono sanzioni di questo tipo?

«Se pongono limiti molto forti all’esportazione di tecnologie per l’industria, sicuramente l’Italia e la Germania ne avrebbero un danno, ma bisogna capire se anche la Russia ne avrebbe un danno. Certo per poi la perdita non sarebbe solo temporanea, per la durata delle sanzioni, perché i nostri clienti russi ci sostituirebbero con prodotti cinesi che poi sarebbe molto difficile scalzare. Se si guardano i dati, l’intensificazione dei rapporti di scambio fra Russia e Cina già oggi è impressionante».

Dunque lei è contrario alle sanzioni alla Russia?

«Non lo sono necessariamente. Nulla è più prezioso dei valori democratici, ma dico solo, da vecchio professore di economia industriale, cosa succederebbe. Perderemmo qualcosa anche nei beni alimentari, anche se in questo caso non rischiamo una sostituzione di lungo periodo».

E per quanto riguarda gli approvvigionamenti di energia?

«Qui il problema è ancora più serio, anche se da un paio di giorni la Russia sembra aver aumentato le forniture di gas che prima aveva lasciato scarseggiare. Questa scarsità ha già creato problemi notevolissimi . Poi è arrivata la strana decisione tedesca di bloccare la certificazione di Nord Stream 2».

Lei era a favore di quel gasdotto che collega direttamente la Russia alla Germania dal Baltico, tagliando fuori Bielorussia, Ucraina e Polonia?

«Niente affatto: sono sempre stato contrario a Nord Stream 2 perché non ho mai voluto che si togliessero risorse all’Ucraina. Il passaggio del gas dall’Ucraina era un messaggio politico della nostra solidarietà verso quel Paese. L’idea era che se dovevamo dipendere dal gas russo, per lo meno che i diritti di passaggio spettassero a un Paese che ne aveva bisogno come l’Ucraina. È un modo per finanziarla. Meglio pagare la tariffa all’Ucraina, che ne ha bisogno, piuttosto che alla Germania».

Dunque lei approva lo stop di Berlino al NordStream2?

«Purtroppo no, perché proprio adesso, con la tensione che c’è sui mercati europei dell’energia, sarebbe stato il momento di tenere aperto quel canale».

Ma non ha mai funzionato.

«No, però era pronto per farlo! Adesso è il momento di tenerlo aperto, perché la Germania sta chiudendo tre centrali nucleari».

Presidente, permetta di insistere, lei sembra molto riluttante a sanzionare la Russia per ciò che fa in Ucraina…

«Non è così, una reazione ci vuole. So bene che le sanzioni sono inevitabili, ma attiro l’attenzione sul fatto che il loro impatto sarà del tutto asimmetrico. Costerebbero molto all’Europa e in particolare all’Italia e alla Germania. Costerebbero invece molto meno agli Stati Uniti che le stanno chiedendo con forza, ma non hanno con la Russia gli stessi nostri rapporti di scambio».

Dunque lei che soluzione propone?

«Sono assolutamente atlantista e per la Nato, ma l’alleanza non può essere solo militare. Trovo che gli Stati Uniti dovrebbero dimostrare solidarietà ai Paesi europei che compiono lo sforzo delle sanzioni».

Già ma come, inviando più navi di gas liquefatto americano a prezzi abbordabili o assorbendo prodotti del nostro export?

«I modi di venire in aiuto sono tanti e certamente il gas liquefatto americano non aiuterebbe, se continuasse ad arrivare a cinque volte il prezzo di nove mesi fa».

Presidente, ma anche se arrivasse a prezzi più bassi non avremmo in Italia rigassificatori sufficienti per rimpiazzare il gas russo, né potremmo affidarci a quelli spagnoli perché la Francia non ha mai voluto i tubi di interconnessione, per proteggere il proprio mercato.

«Questo è il problema . In un’Unione economica e ormai anche politica, quale è oggi l’Europa, non possiamo permetterci di avere tanta diversità di approcci».

Non dovevamo pensarci prima noi italiani, che ci siamo affidati ai russi anche dopo la guerra del 2014?

«Per questo quando ero presidente del Consiglio ho sempre cercato di diversificare le fonti. Anche se l’energia arriva da Paesi difficili, meglio che siano molti e diversi piuttosto che uno solo».

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
febbraio 25, 2022
Interviste