USA – Cina, la nuova guerra è cibernetica

Potenze mondiali. USA-Cina, la nuova guerra è cibernetica.

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 16 giugno 2013

Il presidente americano e il suo omologo cinese si sono incontrati per lunghe ore in California per esaminare direttamente lo stato dei rapporti fra i due Paesi.

L’incontro è avvenuto in un momento particolarmente importante perchè le tensioni fra di lorosono recentemente molto aumentate. I Cinesi accusano gli Stati Uniti di assediare la Cina con una crescente presenza della flotta statunitense nel Pacifico e ancora di più, con la costruzione di alleanze sempre più strette con tutti i Paesi che hanno contenziosi o timori nei confronti della Cina, dal Giappone alla Corea del Sud, dall’Indonesia alle Filippine.

A loro volta gli Stati Uniti non solo insistono sulle ben note proteste per gli atti di concorrenza sleale, ma accusano le imprese e le istituzioni cinesi di ricorrere ad una sistematica ed organizzata attività di spionaggio industriale e di intrusione nei segreti americani tramite le più moderne tecniche informatiche.

Vi era quindi estremo bisogno di raffreddare un processo che stava andando fuori controllo. In questi frangenti l’esigenza più urgente è quella di conoscersi meglio, di parlarsi direttamente e, cosa ancora più importante, di guardarsi negli occhi. I due leader si sono incontrati per oltre sette ore, si sono conosciuti e si sono studiati. A quanto si apprende da dichiarazioni ed indiscrezioni ci sono stati progressi reali in due campi estremamente delicati.

Si sarebbe infatti decisa un’azione coordinata nei confronti della Corea del Nord e della sua politica nucleare e si sarebbe ripreso il dialogo sul futuro dell’ambiente, dialogo che si era violentemente interrotto in occasione del vertice di Copenhagen.  Obama e Xi Jinping non si sono quindi limitati a studiarsi e capirsi a vicenda (anche se questo esercizio è in politica più importante di quanto non si pensi comunemente) ma hanno compiuto progressi concreti nei confronti di due problemi tra i più delicati oggi sul tappeto.

L’attenzione dell’opinione pubblica riguardo all’incontro si è tuttavia concentrata su un problema relativamente nuovo, che sta assumendo un’importanza enorme e destinato a crescere ancora in futuro, e cioè la così detta cyberwar: la terribile nuova guerra informatica. Le armi di questa guerra sono diventate così importanti da sostituire sempre di più i missili e le portaerei.

Infatti i moderni strumenti informatici non solo possono carpire i segreti militari, o rubare le più moderne tecnologie produttive, ma possono arrestare la vita di un intero Paese bloccando fabbriche, centrali elettriche, ospedali e mezzi di trasporto. Un esempio di questo è già stato dato quando sono stata provocate pesanti interruzioni nel funzionamento delle centrifughe degli impianti nucleari iranani, o quando si è per un certo tempo sconvolto il funzionamento della macchina amministrativa di uno dei Paesi Baltici. Sono inoltre quotidiane le proteste delle più disparate imprese per le intrusioni nei più preziosi segreti aziendali, intrusioni per le quali vengono accusati ora i Cinesi, ora altri soggetti, Americani compresi.

Il problema della cyberwar è tuttavia ben  distinto dal pur ugualmente grave problema del diritto alla privacy dei cittadini, e alla messa in discussione di questo diritto di fronte alla necessità di proteggre la sicurezza nazionale di fronte ai rischi di terrorismo.

Nemmeno ripetuti incontri al vertice troveranno facilmente un accordo su questa materia, perchè molto distanti sono i punti di partenza e le gerarchie di valore tra i diversi protagonisti della politica mondaile.

In Cina il problema non si pone nemmeno perchè l’interesse nazionale prevale in modo quasi indiscusso sul diritto alla privacy. Basti ricordare che, poichè le rivolte della Primavera Araba erano stata chiamate le “Rivolte del gelsomino“, il nome “gelsomino” è stato cancellato da tutta la rete cinese, causando incidentalmente problemi non indifferenti ai coltivatori ee ai commercianti di fiori dell’intero Paese.

Negli Stati Uniti la situazione è un po’ più complicata perchè il Patriot Act, votato dopo la tragedia dell’11 settembre, attribuisce al Presidente il potere di limitare la privacy nell’interesse della sicurezza nazionale.

Portando avanti un grande programma di controllo chiamato Prism, il Presidente Obama ha probabilmente agito secondo la legge, ma molti dei grandi media e la parte “liberal” dell’opinione pubblica ritengono che questa decisione costituisca una pericolosa violazione delle libertà individuali.

In Europa, pur in assenza di una legislazione comune, prevale un orientamento in favore della protezione della “privacy” dei cittadini. Le grandi Internet Companies (come Google, Facebook, Apple e Microsoft) hanno dovuto aderire al programma europeo Safe Harbour che impone, anche nei confronti dei governi, severe limitazioni nella diffusione dei dati e delle informazioni in loro possesso. I grandi scambiatori di informazioni hanno cioè minori gradi di libertà in Europa che negli Stati Uniti.

Queste drammatiche novità della società moderna, con le implicazioni politiche che esse comportano, non potevano essere certo risolte in un colloquio informale tra i due Presidenti: bisogna solo tenere presente, nella nostra mente, che questo sarà forse il maggiore problema da affrontare per organizzare la futura convivenza mondiale.

Mi auguro solo che Obama e Xi si siano impegnati a contenere ora, per regolare poi, ogni ipotesi di guerra cibernetica. Oggi mi limito solo ad osservare quali nuovi problemi si affianchino alle grandi opportunità che il progresso tecnologico ci offre.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
giugno 16, 2013
Articoli, Italia