Sarà di nuovo dal futuro dell’industria che dipenderà il futuro della nostra economia
Articolo di Romano Prodi su La Nuova Ferrara del 24 settembre 2009
Nel passaggio dall´estate all´autunno, senza interruzione da trentatre anni, studiosi e operatori interessati al ruolo dell´industria nell´economia moderna si trovano per scambiare tra di loro dati, riflessioni e analisi sul nostro presente e sul nostro futuro.
Quest´anno, quest´incontro organizzato dalla rivista “L´Industria” comincerà oggi qui a Ferrara. La discussione sarà particolarmente importante perché la crisi che ha colpito l´industria italiana non solo è senza precedenti in tutto il secondo dopoguerra, ma anche perché non sappiamo ancora come si posizionerà l´industria mondiale dopo la crisi.
Anche se sappiamo per certo che, dopo le prove di debolezza della finanza, l´industria giocherà ancora un ruolo trainante.
Riguardo a quest´aspetto la sola cosa certa è la continuazione della crescente importanza dell´Asia nella produzione industriale mondiale.
Per questo motivo è ancora più urgente preparare una nuova strategia per le imprese europee e per le imprese italiane in particolare.
Riguardo all´Italia sono tre le principali direzioni su cui operare per affermare un nostro ruolo nella nuova globalizzazione della produzione mondiale.
La prima sfida riguarda la dimensione aziendale.
Le nostre imprese sono in genere troppo piccole per una strategia a livello mondiale.
Anche quando esse posseggono eccellenze produttive (e questo avviene molto più spesso di quanto noi non pensiamo) esse non hanno dimensione sufficiente per operare nei nuovi mercati che si aprono con una velocità senza precedenti.
Allora bisogna avere strumenti per obbligarle a mettersi insieme in tutti i casi in qui il mettersi insieme aumenta la forza e il dinamismo delle imprese.
Soprattutto nelle aziende familiari questo non è facile: bisognerà perciò pensare a nuove istituzioni che, anche approfittando della crisi, facilitino questo passaggio.
La seconda sfida riguarda la ricerca e la promozione del progresso tecnologico.
Non una ricerca che si rivolge in tutte le direzioni, perché la dimensione italiana non lo permetterebbe, ma una ricerca soprattutto indirizzata nei settori in cui l´Italia è già forte.
Mi riferisco, ovviamente, alla meccanica strumentale, all´alimentare, alla moda, ma anche alla ceramica, alla meccanica agricola e potrei continuare l´elenco.
A cui aggiungere uno sforzo di ricerca in due grandi settori in cui siamo ancora troppo deboli, come le scienze della vita e della salute da un lato e l´ambiente e l´energia dall´altro.
La terza sfida riguarda la debolezza finanziaria delle nostre imprese.
Una debolezza che non è solo figlia della crisi ma che viene da molto lontano perché la scarsità di capitale proprio è un male endemico di tutte le imprese italiane a partire dalle aziende a proprietà familiare.
Nonostante queste debolezze e questi problemi, nonostante la modestia delle dimensioni aziendali e la fragilità della loro strutture dobbiamo sottolineare che l´industria è ancora, attraverso la piccola e media impresa, l´asse portante della nostra economia.
È l´industria che mantiene in equilibrio la nostra bilancia dei pagamenti, di fronte alla debolezza del settore terziario e alla crescente importazione di prodotti energetici.
È l´industria che ha soprattutto creato nuovi imprenditori e nuova occupazione.
E sarà di nuovo dal futuro dell´industria che dipenderà il futuro della nostra economia.
Le due giornate di discussione e di approfondimento che si svolgeranno a Ferrara serviranno proprio ad approfondire gli strumenti e gli interventi necessari perché l´Italia possa avere ancora un ruolo nella nuova economia mondiale che si ristrutturerà dopo la crisi.
Romano Prodi