Europa in ordine sparso, l’Italia è stata lasciata da sola al fronte

Migranti, Prodi critica l’Ue: «Ordine sparso, noi lasciati soli»
L’ex capo della Commissione: manca un progetto, serve investire in Africa

Articolo di Alessandro Trocino su Il Corriere della Sera del 25 Agosto 2016

«Sull’immigrazione l’Unione europea ha abbandonato l’Italia. Serve un’Europa unita, altrimenti vincerà la paura e le nostre democrazie correranno un grave rischio».

Romano Prodi, presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli, interviene al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, mostrando tutta la sua preoccupazione per un’Europa che «sta andando in ordine sparso» di fronte al problema dei migranti.

Secondo l’ex premier ed ex presidente della Commissione europea, serve una politica unica di fronte all’emergenza: «La guerra di Libia sta durando più della Seconda guerra mondiale: ci rendiamo conto dei ritardi che abbiamo? Anche prima della guerra in Libia, l’immigrazione c’era ma era guidata, un fenomeno gestito. Adesso i conflitti di Siria e Libia hanno creato un clima di paura, l’immigrazione è diventata una tragedia. Sulla Siria, la Germania è riuscita in qualche modo a gestire la situazione. L’Ue invece ci ha abbandonato. Adesso c’è un’unica via di transito non regolata. L’immigrato è il nostro prossimo, ma è un peso molto difficile da sopportare. Sul tema immigrazione, gran parte del futuro l’Europa se l’è già giocato».

Che fare dunque? «Siamo rimasti noi al fronte e dobbiamo lavorare per la pace in Libia con ogni sforzo. Quante volte Gheddafi ha minacciato di mandare i barconi? Non lo ha mai fatto perché c’era uno Stato, si discuteva, si gestiva il problema».

Meeting di Rimini 2016 – Non sono numeri, sono persone. from Romano Prodi on Vimeo.

Per Prodi la reazione deve essere su più livelli: «La generosità individuale è importante, ma non basta. Occorre una struttura che insegni la lingua a tutti, occorre realizzare una politica di distribuzione degli alloggi». Per questo serve trovare nuovi equilibri: «Bisogna distribuire i pesi tra i singoli Paesi e nel territorio locale. Bisogna assolutamente evitare di creare ghetti».

Il Paese che sta reagendo meglio, per Prodi, è la Germania: «Lì c’è una tradizione organizzata di condivisione e di distribuzione del rischio. Ma anche la politica tedesca ormai è dominata dalla paura. Angela Merkel ha compiuto un grandissimo atto di generosità, aprendo le porte. Lo ha fatto anche pensando che quell’ondata di siriani, essendo di livello intellettuale elevato, poteva essere una scommessa vincente per il Paese. Ma poi ha dovuto fare marcia indietro, perché l’elettorato tedesco è stato invaso dalla paura».

Per reagire all’emergenza, serve un mix di interventi di breve e lungo periodo. Tra questi ultimi, «una politica europea di investimenti in Africa». Se non si farà nulla di tutto questo si rischia grosso: «Prendete la Brexit. C’è la paura concreta di perdere le conquiste del welfare state. I partiti tradizionali sono stati messi in crisi per un terzo dalla crisi economica e per due terzi dalla paura di perdere la loro identità. Credo che Le Pen, i Cinque Stelle e Trump rappresentino lo stesso tipo di reazione alla penetrazione dell’estraneo».

Sullo sfondo, c’è la crisi demografica europea: «Germania, Italia e Spagna — spiega Prodi — hanno un decremento demografico impressionante. Entro la metà del secolo, senza immigrati, la Germania avrà dieci milioni di abitanti in meno, l’Italia sei milioni in meno. L’Africa passerà da uno a quasi due miliardi di abitanti. L’età mediana in Europa è di 46 anni, in Mali e Niger di 17-18 anni».

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
agosto 25, 2016
Interventi