Consiglio Europeo: non proprio “storico” ma almeno un vertice “utile”

Consiglio Europeo – Il vertice utile che spianerà la strada verso una soft Brexit

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 25 giugno 2017

Si chiude oggi una settimana piena di avvenimenti per il nuovo progetto europeo. Lunedì scorso è cominciato il lungo negoziato che deve regolare l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Un negoziato che si dovrà concludere entro il marzo 2019. La prima riunione si è svolta in toni cordiali, nonostante Theresa May abbia ripetuto di volere uscire non solo dall’UE ma anche dal mercato unico e dall’unione doganale.

Sarà perciò una trattativa piena di ostacoli e molto lunga. Si tratta infatti di rompere un legame che dura da oltre quarant’anni e che si è concretizzato in migliaia di accordi e di atti legislativi che dovranno essere modificati uno ad uno. Si andrà avanti a negoziare fino alla fine di marzo del 2019 e quindi ci possiamo aspettare di tutto perché infinite dovranno essere le mediazioni necessarie per regolare i rapporti politici e gli interessi economici.

Oggi non si può prevedere nulla. Accontentiamoci del fatto che, dopo le tensioni delle scorse settimane, il primo colloquio si è svolto in un clima di reciproca collaborazione. Il che già ha prodotto un primo frutto. Si è deciso infatti di costituire tre gruppi di lavoro per aiutare l’approfondimento dei temi più controversi. Il tutto accompagnato da una dichiarazione di apertura da parte del primo ministro britannico nei confronti dei cittadini europei che lavorano in Gran Bretagna, anche se quest’apertura non è ritenuta soddisfacente dagli interlocutori europei.

Nonostante questi segni di distensione assisteremo a trattative durissime. Alla fine penso che arriveremo al compromesso necessario per salvare almeno in parte i risultati positivi di una unione che dura dal lontano 1974. Nel frattempo l’arrivo dei primi effetti negativi conseguenti alla Brexit fanno sempre più spesso emergere in Gran Bretagna la possibilità (che io continuo a ritenere assai improbabile) di arrivare un giorno alla ripetizione del referendum. Personalmente penso che un compromesso sarà raggiunto ma continuo a ritenere che il divorzio sia definitivo.

Il secondo avvenimento della settimana è stato l’inizio dell’attività del nuovo governo francese. Forte della grande maggioranza parlamentare Macron ha rinnovato il proposito di rifondare la Francia, con un ripetuto accento sulla crescita, sugli investimenti, sui diritti sociali e su un più equilibrato rapporto fra Francia e Germania.

Macron è naturalmente abbastanza saggio da capire che questo nuovo ruolo della Francia potrà essere tradotto in fatti concreti solo se saranno messi in atto i cambiamenti della politica interna necessari per essere di nuovo forte in Europa.

Le dimissioni di tre importanti ministri dimostrano quanto siano imprevisti gli ostacoli alla realizzazione di questo disegno ma dimostrano anche che Macron, accettando senza grandi reazioni l’uscita dal governo degli unici ministri appartenenti a un partito politico (il MoDem) intende portare avanti il proprio progetto senza esitazioni o mediazioni. E senza altri protagonisti. Un progetto nel quale l’Italia potrà inserirsi solo se eserciterà con continuità il ruolo attivo che non è stato giocato in passato a causa delle chiusure dei nostri partner e delle nostre debolezze.

Il terzo evento di questa settimana di fuoco, cioè il Consiglio Europeo, mostra  che, finalmente, è possibile aprire una nuova fase della politica europea. Non sono state certo prese decisioni rivoluzionarie ma si è passati ad un clima di dialogo e collaborazione che non si registrava da parecchi anni.

Un clima che si è concretizzato in specifiche proposte di cooperazione nella lotta contro il terrorismo e nella progettazione di un Fondo Europeo e di altri inizi di collaborazione nel settore della difesa, così come, in evidente polemica con la nuova politica americana, si è vigorosamente sottolineato il contributo positivo del commercio internazionale, anche se non ci si è distaccati dalla politica americana riguardo al rinnovo delle sanzioni nei confronti della Russia.

Non si è decisa la revisione delle politiche comunitarie nel campo dell’immigrazione  ripetutamente richiesta dall’Italia, ma si è almeno deciso di procedere ad una più stretta collaborazione (anche economica) con i paesi da cui provengono gli immigrati e di esplorare nuove politiche di aiuto ai paesi che, come l’Italia, si trovano in prima linea di fronte a questo fenomeno.

Come ho già messo in rilievo non si tratta di decisioni rivoluzionarie ma di un cambiamento di metodo e di prospettive indispensabile per preparare i semi di una nuova politica.

Macron ha certo esagerato definendo il summit di Bruxelles come un “vertice storico” ma è certo che oggi nell’Unione Europea si respira finalmente un’aria nuova. Quindi non un vertice “storico” ma almeno un vertice “utile”.

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Dati dell'intervento

Data
Categoria
giugno 25, 2017
Articoli, Italia